La “Forma d’Insegnamento" della Scuola Ecclesia Mater
1. L’idea
La Scuola Ecclesia Mater nasce nel 2005, all’inizio del pontificato di Benedetto XVI per seguirne il pensiero e il metodo, che possiamo ritenere racchiusi in questa affermazione: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Benedetto XVI, Enciclica Deus caritas est, 1). Questa è la “forma d’insegnamento” a cui ci siamo affidati, in specie per comprendere e vivere la Chiesa e la Liturgia, che include “l’ermeneutica della riforma nella continuità dell’unico soggetto Chiesa” (Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005). Questa è la “linea” della nostra Scuola, che riteniamo sia espressa in modo visibile dal cardinale Raymond Leo Burke: perciò, con la sua guida, promuoviamo dal 2016 gli Esercizi Spirituali e dal 2017 la Summer School a cui il card. Carlo Caffarra diede un impulso decisivo. Con lui, si sono raccolti altri maestri, coi quali studiamo e facciamo esperienza di fede, riconoscendoci in quella forma d’insegnamento a cui ci siamo affidati. Tutti, docenti e discepoli, formiamo insieme la Scuola.
2. La scuola nella storia della Chiesa
Siamo Scuola, cioè seguiamo una forma di insegnamento, una “linea” in cui si riconosce chi ne fa parte. Gesù ha formato così i discepoli fino a diventare apostoli, con il fine di diffondere la luce della verità del Vangelo, per fugare le tenebre dal cuore degli uomini. La necessità di fare scuola è raccomandata da San Paolo ai cristiani di Roma: “Siano rese grazie a Dio, perché eravate schiavi del peccato, ma avete, poi obbedito di cuore a quella forma di insegnamento alla quale siete stati affidati” (Rm 6,17). In tal modo, si può crescere alla statura di Cristo. Per questo, nella Chiesa vi sono state varie scuole o forme di insegnamento singolari: san Giustino, istituì una scuola a Roma nel II secolo, sant’Efrem a Nisibi nel IV secolo, per non dire delle celebri scuole di Antiochia e di Alessandria sorte attorno a Clemente e Origene, in funzione apologetica (nei confronti dello Stato persecutore, dei filosofi pagani, del giudaismo, dello gnosticismo spurio), oltre che missionaria. San Benedetto pensò il monastero come una scuola per il servizio divino. La scuola francescana s’ispira a san Bonaventura e quella domenicana a san Tommaso, che la Chiesa ha proclamato doctor communis; a lui si ispirò la “Scolastica”. Dal secolo scorso hanno operato la scuola di Le Saulchoir a Lione con Henry De Lubac, la scuola romana con Brunero Gherardini e Antonio Livi, per giungere alla Schulerkreis di Benedetto XVI. Dunque, in certo senso, non facciamo nulla di nuovo! Lo Spirito fa nuove tutte le cose. Così la Chiesa attinge energie sempre nuove dal suo interno per rigenerarsi.
3. Il metodo
In questo tempo di grave crisi nella Chiesa, vi sono forme di insegnamento confuse che producono allontanamento dalla sana dottrina(apostasia)e divisione(scisma); quindi bisogna saper distinguere ciò che è chiaro da ciò che è spurio. Ce lo facciamo suggerire e riassumere da una “formula”, ben nota, che troviamo nell’apostolo Paolo, maestro sicuro di dottrina e di vita (personale e comunitaria: oggi si direbbe con un’altra parola abusata e spesso avvilita strumentalmente, “pastorale”). E la “formula” è: «Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono (Panta dokimàzete to kalòn katèchete)» (1Ts 5,21). Letteralmente: “il bello” (to kalòn). C’è anche una “bellezza” nel “metodo di giudizio cristiano”! – Il “bene” (bonum) è “bello” (pulchrum)– perché è “vero” (verum)– e costruisce l’ “uno” (unum), l’unità interiore ed esteriore della persona– e dell’“ente” (ens) come tale. Sono i “trascendentali” che ci portano subito con il pensiero a san Tommaso d’Aquino (cfr A.Strumia, Introduzione-Metodo: Summer School 2020). Affermazioni sintetiche di metodo le troviamo in sant’Agostino: In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas. In san Bernardo: Omnia videre, multa tolerare, pauca corrigere. Noi ci soffermeremo su san Tommaso, al quale la nostra Scuola si è affidata e che desideriamo seguire, proprio perché siamo in tempi di crisi della fede e della ragione. San Tommaso è il dottore dell’armonia, dell’unione, et et e non aut aut: è cattolico, non privilegia un aspetto della dottrina (p.es. o la contemplazione o l’azione). Essere cattolico vuol dire anche non amare le contrapposizioni, ma valorizzare le differenze in modo da far emergere le verità ancora nascoste.
4. L’attualità di S.Tommaso
Il metodo di Tommaso, basato su quello aristotelico, si può riassumere in 4 d: dividere, distinguere, definire, dimostrare; è utile non solo per la filosofia e la teologia, ma per ogni altra scienza e per la realtà quotidiana (oggi, è stato sostituito erroneamente dal cosiddetto discernimento). Dottore in umanità, ci insegna che bisogna insegnare, insegnare, insegnare (= introdurre nel segno) a tutti: alla filosofia, san Tommaso dice che è smarrita, perché non cerca la verità che è il suo oggetto; alla scienza, l’Aquinate ricorda che vorrebbe essere una conoscenza certa mediante le cause; invece, il suo limite è di essere circoscritta a quella parte di realtà che esamina; perciò san Tommaso suggerisce di cercare le cause che vengono prima e la finalità che viene dopo (per es. il medico dovrebbe considerare: donde viene il corpo e dove va, il suo destino); alla psicologia, san Tommaso dice che essa ha un nucleo di conoscenze circa la corporeità sensibile, ma non ha certezze definite. Invece, ogni verità anche se parziale, se è verità, è valida per tutti e per sempre. La moderna psicologia queste verità non le possiede; è importante tenerne conto, perché la mente umana funziona in un corpo sensibile, ma l’essere umano è molto più della materia corporea; alla morale, san Tommaso dice che è una scienza che dimostra i principi che non possono essere ignorati per realizzarsi e vivere soddisfatti. Essa è la fonte che indirizza a vivere seguendo le regole della retta ragione. Noi credenti affianchiamo la fede, che è uno stile di vita sulla traccia dell’amore divino. La morale è un campo da riconquistare completamente. Infatti si è diffuso massivamente un relativismo pratico, che ha generato una mentalità indifferente a ogni limite etico: così la società si corrompe. Il rimedio è il sale del cristianesimo. A quanti hanno perso la retta ragione, san Tommaso dice: “Il ben vivere consiste nel bene operare”. Quindi, se vuoi essere contento, devi agire bene. Così avrai il centuplo quaggiù, oltre che la vita eterna; alla politica, san Tommaso dice che è l’arte più perfetta che esiste, in quanto è chiamata a guidare il bene comune. Su codesto si dovrebbero concentrare i politici e non piacere ai governati, badare all’interesse personale ecc. Non si deve, d’altra parte, dimenticare, contro ogni totalitarismo, che “homo non reducitur ad communitatem politicam secundum se totum et secundum omnia sua” (Summa Theologiae I-II, q. 21, a. 4, ad 3um; cfr. Caritas in veritate, n. 53); alla Chiesa, san Tommaso ricorda che non basta mettersi in ascolto, ma insegnare, insegnare, insegnare, le verità soprannaturali: la fede, così si parlerà all’umanità che è in noi. La fede non mortifica la ragione, ma la presuppone e la risana da errori e imperfezioni con l’aiuto della grazia divina (v.Giovanni Paolo II, Enciclica Fides et ratio). Dunque, insegnare, insegnare, insegnare. Perché è importante anche oggi seguire San Tommaso? Perché egli afferma: “La verità è forte in se stessa e non può essere vinta da nessuna obiezione”. E l’uomo cerca soprattutto la verità. Il linguaggio del Vangelo non è appena linguaggio dell’amore ma della verità. Evangelizzare vuol dire comunicare la verità e l’amore. “Il tentativo di ridare, in questa crisi dell’umanità, un senso comprensibile alla nozione di cristianesimo come religio vera deve, per così dire, puntare ugualmente sull’ortoprassi e sull’ortodossia. Al livello più profondo il suo contenuto dovrà consistere, oggi – come sempre, in ultima analisi –, nel fatto che l’amore e la ragione coincidono in quanto veri e propri pilastri fondamentali del reale: la ragione vera è l’amore e l’amore è la ragione vera. Nella loro unità essi sono il vero fondamento e il fine di tutto il reale” (J.Ratzinger, Fede, Verità, Tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo, Cantagalli, Siena 2003, p 192). Finalmente, il richiamo al principio di realtà. Il metodo è necessario per saper difendere la fede e poterla diffondere. In greco: apologetica. Strumenti utili per acquisire il metodo apologetico sono, per es., il Dizionario elementare di apologetica e il Dizionario elementare del pensiero pericoloso (ed.Il Timone).
5. Rimanere nella Chiesa
La Scuola “rimane” in Gesù Cristo per essere uno con Lui e tra noi, e cercando l’unità con quanti nella Chiesa hanno il giudizio della fede (Gv 9,39). Bisogna rimanere nell’unità del tutto, cioè nella Chiesa cattolica. Commentando Chesterton, così diceva D.Giussani: “Dobbiamo dissentire, opporci, resistere giustamente alle forme dispotiche, in sostanza a una vita non ecclesiale nella Chiesa. Non dobbiamo però fare l’errore di collocarci fuori di essa, psicologicamente e metodologicamente. Il grande insegnamento di Cristo in croce è che ‘morendo dentro la Chiesa’ si possono cambiare le cose, non al di fuori”. Scrive il papa San Gregorio Magno: “Gli uomini santi, pur se torchiati dalle prove, sanno sopportare chi li percuote e, nello stesso tempo, tener fronte a chi li vuole trascinare nell’errore. Contro quelli alzano lo scudo della pazienza, contro questi impugnano le armi della verità. Abbinano così i due metodi di lotta ricorrendo all’arte veramente insuperabile della fortezza. All’interno raddrizzano le distorsioni della sana dottrina con l’insegnamento illuminato, all’esterno sanno sostenere virilmente ogni persecuzione. Correggono gli uni ammaestrandoli, sconfiggono gli altri sopportandoli. Con la pazienza si sentono più forti contro i nemici, con la carità sono più idonei a curare le anime ferite dal male. A quelli oppongono resistenza perché non facciano deviare anche gli altri. Seguono questi con timore e preoccupazione perché non abbandonino del tutto la via della rettitudine” (Dal Commento sul Libro di Giobbe). Dobbiamo essere un movimento di persistenza e resistenza basato sulla formazione, che rifiuta il relativismo etico, ma sa distinguere tra Chiesa e uomini di Chiesa (cfr N.Bux con V.Palmiotti, Salute o salvezza? La Chiesa al bivio, Fede &Cultura, Verona 2021, p.94). La B.V.Maria è il rimedio più efficace di tutti, all’attuale crisi della Chiesa e deve essere particolarmente invocata perché questa riaffermi la divinità di Cristo e la Chiesa sacramento universale di salvezza. Così, la Scuola Ecclesia Mater diventa un gioco di squadra, previo allenamento, per sfidare il mondo. Alle primitive comunità cristiane, circondate da costumi non certo sobri, non importava scendere a patti con la mentalità corrente. Non cedevano al complottismo ma si fidavano della Provvidenza. Ai Padri stava a cuore differenziarsi in modo netto dagli atteggiamenti propri del paganesimo (i Cristiani, secondo lo scritto A Diogneto 5, 8-9, “si trovano nella carne ma non vivono secondo la carne. Sulla terra trascorrono la vita, ma in cielo sono cittadini”). Quel mondo, così lontano dagli ideali evangelici, non è destinatario di comprensione e non va blandito, ma sfidato. I documenti “pastorali” della Chiesa odierna parlano di sfide, ma in realtà nascondono i cedimenti al mondo, né fanno un bilancio del loro esito.
6. Sistema integrato
La SEM vuole essere un sistema integrato: singoli e gruppi di base che studiano il Catechismo periodicamente, fanno scuola di dottrina cristiana – possibilmente si raccordano a livello regionale –. A livello nazionale ci riuniamo in febbraio a Roma e in agosto a Bassano Romano — Durante l’anno ci riuniamo on-line in 4 Gruppi di Studio: Fede e ragione – Concilio e Magistero – Economia e Morale – Cultura e Politica – Siamo in rete col giornale www.ilpensierocattolico.it mediante il quale diamo espressione e visibilità (anche all’estero) alla SEM. Da qualche tempo si sta sviluppando un ampio progetto per dare alla nostra Scuola maggiore forza, stabilità e soprattutto capacità di formazione e di attrazione, in particolare nei confronti dei giovani. Sempre comunque siamo memori delle parole del misterioso vegliardo, incontrato dal filosofo Giustino e che, come racconta egli stesso nel Dialogo con l’Ebreo Trifone, furono lo stimolo alla sua conversione: “Tu prega anzitutto che le porte della luce ti siano aperte, perché nessuno può vedere e comprendere, se Dio e il Suo Cristo non gli concedono di capire” (Dial. 7,3).
7. Conclusione
Fino a 50 anni fa il maggior pericolo al mondo era visto nel regime autoritario, nelle dittature. Ciò perché assoggettano l’intelligenza a principi e sistemi gestiti da una autorità che impone tutto con il timore al fine di distruggere la libertà. Avremmo mai immaginato di poter arrivare ad una epoca, come la presente, dove si arriva non solo a negare libertà e verità, ma a voler anche escludere il libero arbitrio, facendolo considerare l’origine di tutti i mali e di tutti i problemi che oggi l’intera umanità soffre? Accusandolo di esser soggettivo, egoistico ed irrazionale? E pertanto origine dei problemi di diseguaglianza, sfruttamento, degrado ambientale, esclusione, ecc. Avremmo mai immaginato di arrivare ad una fase della storia in cui venisse preparata ed annunciata una nuova Rivelazione (transumanista) e persino una nuova Incarnazione? (il metaverso). Ecco, noi siamo Scuola per formarci alla certezza di alcune grandi questioni legate alla fede e alla vita. Questa certezza si raggiunge attraverso un metodo, appunto la forma d’insegnamento della Scuola Ecclesia Mater.