
Pietro De Marco
La relazione Trump-Europa. Linee interpretative

Si può sostenere ad oggi che l’amministrazione Trump abbia questo quadro culturale di riferimento (=quadro di diagnosi e/o obiettivi):
1. Essenziale per Trump è il ritorno al progetto post-guerra fredda, post 1989, di un ordine generale e globale in cui l’economico garantisce “pace e prosperità”. Questo esige la fine dei conflitti regionali (ovvero di faglia), possibile solo nell’accordo tra le grandi potenze (USA, Cina, Federazione russa) nella subalternità funzionale delle altre, secondo le rispettive aree di influenza.
Bisogna ricordare che nel celebre Clash of Civilizations (1993, 1996) S.Huntington aveva previsto il fallimento, anzi l’irrealismo, della globalizzazione intesa come utopia della pace economica.
2. L’obiettivo interno di Trump è anche la fonte pratica (e politica) del suo progetto, ovvero il risanamento del bilancio americano e il benessere del cittadino comune, che sono la condizione di una nuova vittoria repubblicana e della continuazione del programma trumpiano attuale con altri uomini.
Gli obiettivi 1. e 2. coesistono anzi si implicano necessariamente, su piani diversi.
3. Se il progetto mondiale di Trump ha come base queste coordinate (1. + 2.), esse implicano sacrifici (ovvero vincoli) dell’indipendenza delle potenze minori, che devono allinearsi al disegno dell’area di potenza in cui vengono a cadere. Niente che non sia assolutamente classico. Ma non sappiamo in che area d’influenza venga a cadere l’Europa nella visione più interna e non detta di Trump. Certo, se la Russia di Putin potesse finalmente disporre delle risorse europee come proprie sarebbe una potenza mondiale, l’Eurasia centro-occidentale, alla pari con USA e Cina.
4. La posizione di Trump sull’Ucraina è razionale (ovvero rispetta una relazione ottimale mezzi-fini). Essa suona: all’obiettivo -cui arrivare prestissimo- della pacificazione con la Federazione Russa (con Putin) si possono (se necessario, si debbono) sacrificare diritti e territori ucraini. Che gli argomenti di copertura siano pretestuosi e scorretti non ha importanza.
Le obiezioni portate a Trump da più parti (diritto internazionale, lealtà, impegni) sono meno efficaci comunicativamente dell’assunto di Trump.
5. L’unica obiezione che l’Europa può (quindi deve) opporre di altrettanto lineare nella sostanza e nella efficacia comunicativa, è: questo sacrificio di diritti e territori europei mette in pericolo l’Europa (realmente e direttamente l’intera fascia dei paesi ex-socialisti, indirettamente le libertà e le risorse europee, v.3 bis). Dunque non è accettabile, non deve avere luogo. E non si tratta di un’opzione o propensione.
Il deal trumpiano va integrato e corretto.
6. Il negoziato USA-UE conseguente è quello che verte sui contenuti del deal USA-Russia-Ucraina (confini, protezioni militari e politiche, appartenenze: l’Ucraina nella UE). Esso suppone altrettanti (anche se diversi) sacrifici dell’Europa: il sacrificio economico-militare e la riduzione del proprio diffuso well-being per garantirsi sicurezza e libertà, e anzitutto capacità di azione.
Questi sacrifici vanno offerti e negoziati in sostituzione di quelli proposti dagli USA e da respingere.
