Don Nicola Bux
Dal ciclo di catechesi sui Novissimi: “Le cose dell’Altro Mondo”
La morte: come preparare la nostra e quella degli altri.
(seconda parte)
La morte è una realtà della nostra vita, perciò è inutile occultarla, come accade oggi nella nostra società occidentale. Di fronte a questo evento, noi cristiani siamo sereni, perché il Signore ci ha promesso che, con Lui, non dobbiamo avere paura di nulla. Sappiamo che la morte dura un attimo, è un passaggio; infatti, la celebriamo soprattutto nella Pasqua, così intesa come passaggio dalla realtà apparente e dolorosa di questo mondo, alla realtà eterna.
A partire da questo Natale, con l’apertura dell’Anno Santo ordinario, si possono ottenere le indulgenze, cioè la remissione delle pene che noi conseguiamo a causa dei nostri peccati. Si tratta di un atto gratuito, donato dalla bontà di Dio che si ottiene, ovviamente, dopo essersi accostati ai sacramenti della confessione e della comunione.
Il pellegrinaggio e il transito attraverso la porta Santa, rappresentano il segno della fatica che si compie per ottenere questa grazia. Inoltre, le indulgenze si possono applicare anche alle anime dei defunti, che si trovano a scontare la pena temporanea nel Purgatorio. (Compendio, negli articoli 308, 311 e successivamente, nei 314, 316 e 320).
L’unzione degli infermi è un altro gesto importante da compiere in vista della morte e in caso di malattia seria. Spesso si amministra anche in previsione di un intervento chirurgico, perché, in quanto sacramento, ha il potere di sollevare fisicamente il malato. E’ un dovere per noi cristiani, chiamare un sacerdote prima che la persona morente abbia perso completamente conoscenza. Infatti, oltre all’estrema unzione, potrà ricevere anche l’Eucarestia sotto forma di viatico, che è il necessario accompagnamento dell’anima nel viaggio verso l’aldilà. Il momento del trapasso è da considerarsi molto delicato, perché, come afferma San Paolo, gli spiriti maligni, presenti fra noi sotto varie forme, sono sempre in agguato per rubare le anime, soprattutto quando esse stanno per lasciare i loro corpi.
A questo proposito, ci sono molte testimonianze, come quella raccontata dal biografo di san Martino di Tours… Ecco perciò, l’importanza, prima di affrontare il distacco dalla vita terrena, di essere cristianamente attrezzati con questi tre Sacramenti, detti anche “conforti religiosi”: confessione, estrema unzione e viatico.
Ora riflettiamo sui punti 354 e 355 che riguardano le esequie. Nel funerale si chiede al Signore di assolvere in extremis il defunto e di accoglierlo tra le Sue braccia nel paradiso, così, in questa cerimonia sono da evitarsi manifestazioni simili ad uno spettacolo, con tanto di applausi e ridicoli panegirici (bravo il maestro Muti che li ha vietati al suo futuro funerale…). La morte del cristiano si manifesta alla luce della morte e risurrezione di Cristo, nostra unica speranza, perciò nelle esequie raccomandiamo l’anima del defunto a Dio, affinchè giunga presto alla beatitudine del Paradiso. Chiediamo che essa sia purificata dagli ultimi residui del peccato e successivamente, attraverso le messe in suffragio, imploriamo che sia liberata dalle pene del Purgatorio.
La stessa parola Purgatorio significa lo stato in cui si viene purificati. E’ una condizione dura, fortunatamente non eterna, tuttavia, da evitare. Ecco cosa scriveva San Francesco, nel Cantico della creature: “Guai a quelli che moriranno in peccato mortale e beati quelli che la morte troverà in grazia di Dio, poiché la seconda morte (la dannazione divina) non li potrà fare loro alcun male.”
Nel compendio è importante capire anche i punti 471 e 476. Riguardo all’eutanasia, il Papa ha ripetutamente affermato che la vita deve essere accompagnata fino al momento della morte naturale, ritenendo lecito l’uso delle cure palliative, ma senza accanimento terapeutico. Invece oggi, purtroppo, assistiamo ad un vero e proprio business che, falsamente, fa credere di agire per il bene del malato, al fine di evitargli lunghe e inutili sofferenze.
Per questo, se non ci sono più speranze di guarigione e la morte risulta imminente, ritengo poco opportuno far ricoverare i malati, perché in ospedale rischiano di morire da soli; molto meglio tenerli in casa, circondati dall’affetto e dalla preghiera dei loro cari… Importante il punto Nr. 476:” Il trapianto di organi è moralmente accettabile, col consenso del donatore e senza rischi eccessivi per lui. Per il nobile atto della donazione degli organi dopo la morte, deve essere pienamente accertata la morte reale del donatore”.
In conclusione, consiglio di arrivare preparati al momento della morte, come un tempo i nostri anziani ci raccomandavano; loro, addirittura, solevano avere pronti persino i vestiti, in modo tale che tutto si compisse con ordine, senza confusione. Ecco, seguiamo i tempi stabiliti da Dio, abbandonati alla Sua volontà, senza paure o preoccupazioni eccessive.