Il Pensiero Cattolico

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Don Nicola Bux

Dal ciclo di catechesi sui Novissimi: “Le cose dell’Altro Mondo”

Il Purgatorio

Il peccato del mondo occidentale contemporaneo è quello di voler stravolgere la natura dell’uomo, non riconoscendola originata e regolata da un Dio creatore. Questo dà origine a tutte le rivoluzioni moderne, dal transumanesimo, alla cultura Woke, ecc…

E’ evidente che l’uomo non può programmarsi da sé, perché egli nasce in una realtà che lo precede e quindi, non può modificare la sua natura o, peggio ancora, distruggerla. Purtroppo, siamo in balia di chi orienta pesantemente il nostro modo di pensare e agire, così che la maggioranza delle persone, soprattutto giovani, vive senza dare un senso alla propria vita. Inoltre, si nega il principio del merito, premiando anche coloro che sono più incapaci (ricorderete tutti il famoso “sei” politico degli anni ‘60…). Di conseguenza, è ancora più difficile, far riflettere sulle domande che riguardo ciò che avviene alla fine della nostra esistenza, sul giudizio, sulla ricompensa o la pena eterna.


Di seguito, ci soffermiamo sui riferimenti dottrinali, riportati nel Compendio del catechismo (art 208, 210, 211, 214), in merito al giudizio particolare che avviene subito dopo la morte, quando le anime si trovano davanti a Dio e sono giudicate in base alle opere compiute in vita. Questa fase di purificazione intermedia, chiamata Purgatorio, è necessaria perché l’espiazione per un male compiuto è un atto che, in coscienza, tutti sentono giusto e doveroso; nessuno di noi, infatti, tollererebbe che l’assassino e la vittima ricevessero la stessa ricompensa. Oggi, erroneamente, si tende a presentare un Dio buonista, che minimizza ogni male. Tuttavia, il Signore, oltre ad essere profondamente buono, è anche altrettanto giusto; per questo, ha previsto che ogni pena debba essere espiata, sebbene la persona pentita sia morta in grazia di Dio.

Dall’ art. 1031 si deduce che certe colpe possono essere rimesse anche nel tempo della vita: “ La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt’altra cosa dal castigo dei dannati. Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c’è, prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità, afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt 12,32 ). La dottrina sul Purgatorio è stata resa esplicita nei concili di Firenze e di Trento, ma già nelle scritture si parla di un fuoco purificatore. La parola “fuoco”, non va intesa nel senso materiale, ma come una forza capace di togliere all’uomo ogni possibile impurità, perche’ la visione di Dio non è consentita a coloro che sono impuri. Questo è un concetto presente anche in altre religioni; infatti i musulmani praticano diversi riti nel lavarsi prima della preghiera e anche noi ci bagniamo con l’Acqua benedetta quando entriamo in Chiesa e soprattutto quando usiamo l’acqua nel rito del Battesimo, sacramento della purificazione. Perciò, se a livello corporale abbiamo bisogno di una doccia quando ci sentiamo sporchi, così a livello spirituale, sentiamo la necessità di un’espiazione, quando la coscienza ci rimprovera per un male commesso.

Art. 1032: “Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti, di cui la Sacra Scrittura già parla: « Perciò [Giuda Maccabeo] fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato ». Qui si fa riferimento all’episodio della battaglia dei maccabei, quando nel seppellire i soldati ebrei, Giuda si accorse che essi, sotto le corazze, portavano degli amuleti pagani. Allora, per espiare la colpa dei suoi compagni, fece fare una colletta di migliaia di dracme. Da qui, il significato di suffragio inteso come “ spinta”, movimento, per la purificazione delle anime, affinchè esse possano presto vedere Dio, che è l’appagamento supremo di ogni desiderio. Anche la Chiesa, fin dalle origini, ha onorato la memoria dei defunti, offrendo per loro suffragi con preghiere specifiche, in particolare, con il sacrificio eucaristico. Sono raccomandate anche le elemosine, le opere di penitenza e le indulgenze. Il pellegrinaggio, che significa mettersi fisicamente in cammino con animo contrito e penitente, rappresenta il distacco dalle nostre normali abitudini e certezze. Fino al 1300, quando i viaggi erano molto rischiosi, si usava arrivare pellegrini in Terra Santa, ma quando queste terre furono occupate dai musulmani, Papa Bonifacio VIII, indisse il primo anno Santo, che prevedeva il pellegrinaggio fino a Roma. Ad oggi, la Chiesa, che è molto misericordiosa, permette di lucrare le indulgenze anche in luoghi diversi accessibili a tutti (santuari, cattedrali, ecc …) Per ottenere l’indulgenza occorre accostarsi alla confessione, alla comunione, recitare le preghiere indicate e compiere degli atti di carità. Tra noi e le anime del Purgatorio c’è una circolarità di meriti, in quanto partecipiamo tutti alla vita della Chiesa e alla comunione dei Santi.

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