Il Pensiero Cattolico

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Mario Mascia

Stato interiore dell’essere nel vissuto spirituale

Alla luce delle travagliate vicende della storia umana può sorgere l’interrogativo sul significato che può attribuirsi all’equilibrio dell’essere umano. È indubbio che sono interessati diversi aspetti di uno studio esteso in diverse discipline tali da percepire una complessità che investe la persona nella propria vitalità. L’equilibrio può essere inteso come la condizione che determina l’armonia e l’uniformità, comunemente rivolta a indicare l’equilibrio mentale ed emotivo.

Il sostantivo viene dal latino aequilībrium, composto da aequus, “uguale”, e lībra, “peso”, di uguale peso, in riferimento a quello stato della bilancia in cui i due piatti si allineano orizzontalmente, essendo i pesi opposti di uguale peso. Il latino esprime un significato derivato dal simbolo della bilancia che denota stabilità riconoscibile in uno stato di riposo di un sistema in cui le forze opposte si annullano reciprocamente. L’equilibrio richiama stabilità nell’aspetto spirituale che rende armonia tra una giusta porzione di forze opposte e differenti.

L’equilibrio è il punto centrale fra due estremi

L’equilibrio è riconoscibile nella condizione di riposo di un sistema in cui le forze opposte si annullano reciprocamente. L’equilibrio procura stabilità, sia nella mente che nello spirito, l’equilibrio porta l’armonia che risulta da una giusta proporzione fra elementi opposti e differenti. L’equilibrio per il credente assume un significato statico, nel senso che lo rende stabile incrollabile, oltre che dinamico, perché la vita comporta il camminare, operare, compiere delle scelte. Il credente rivolge nella persona di Gesù Cristo il centro dell’amore autentico per i suoi affetti, un punto di riferimento per il suo cammino, il richiamo a perseguire uno scopo preciso.
“Per me il vivere è Cristo” (Fil. 1:21), scriveva S. Paolo, affermazione di un apostolo che, nonostante le circostanze apparentemente avverse allo svolgimento della sua attività cristiana, aveva trovato l’equilibrio in un’intima relazione con Dio. Chi si offre come servo di Gesù Cristo, sottomettendosi alla sua autorità, si rende libero e può diventare un credente equilibrato.Pertanto, dall’equilibrio deriva l’armonia, la pace, l’autocontrollo, la disciplina personale.
Il credente equilibrato può consapevolmente disporre una scala di valori da rispettare. L’equilibrio interiore assume una valenza spirituale che abbraccia un’ampia dimensione quando la persona scopre ciò che dà significato alla vita. Un elemento chiave è l’identificazione di uno scopo, di una passione o di una vocazione che susciti entusiasmo e conferisca un senso di realizzazione personale. L’equilibrio interiore non è invulnerabile dalle insidie esteriori, pertanto, può essere condizionato da circostanze esterne: imprevisti e accadimenti che compromettono la stabilità dei rapporti familiari e sociali difficilmente metabolizzabili. Risulta in certi termini imprescindibile apprendere l’arte di vivere per conciliare diverse esigente imposte della vita quotidiana.
A tal punto tale apprendimento conduce all’equilibrio interiore che rafforza il senso della saggezza, il quale investe un uomo equilibrato e vero testimone dei valori cristiani. Il significato della saggezza denota il possesso di una sapienza che deriva dall’esperienza sulla attività pratica in virtù della capacità di seguire la ragione utile per condurre in modo assennato, avveduto, secondo criteri razionali e di discernimento, capaci di esprimere equilibrio, giudizio, e ponderazione, che possano condurre l’esistenza in una prospettiva di valutazione e consapevolezza governata dalla coscienza secondo comportamenti ispirati dalla prudenza e dalla moderazione.
La saggezza viene quindi riconosciuta nella virtù di discriminare le azioni rivolte al bene e non al male. L’equilibrio interiore, pertanto, promana saggezza nel predisporre in ordine i compiti assegnati da una vocazione orientata ad un destino esaltante in cui trova compimento la pienezza dell’essere. Risulta opportuna la citazione del libro “Sant’Agostino e la saggezza” di Lucien Jerphagnon che è stato professore e consigliere al Centro Nazionale della Ricerca Scientifica in Francia. Sant’Agostino ha saputo integrare la saggezza pagana con l’autentica prospettiva cristiana del suo tempo.
Il risultato da lui raggiunto è riconoscibile nelle Confessioni in cui, senza nascondere nulla di sé, ha reso esplicita la sua conquista della fede, che ha permesso di realizzare compiutamente la ricerca della saggezza.
Da “Le Confessioni” di sant’Agostino si può ricavare che la saggezza ha il motivo ideale nella Sapienza di Dio, nella persona del Figlio di Dio che è la Verità. Colui che è giunto alla saggezza sperimenta la felicità perché vive in profonda relazione con Dio, in cui nutriamo la fiducia di giungere pienamente con “una ferma fede, da una viva speranza, da un’ardente carità” La saggezza più elevata risiede in una condotta irreprensibile, cioè, imitando Cristo, così da modellare la vita secondo la fede cattolica per amare, diventare santi e fare la volontà di Dio. Il percorso della saggezza richiede di riconoscere la via di Cristo, della santità, della virtù e della gioia.

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