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Mario Mascia
Revisionismo epocale prospettive laceranti nella chiesa sinodale
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Il sinodo dei vescovi è stato concepito quale organo consultivo nel contesto del Concilio vaticano II su istituzione del Papa Paolo VI. I vescovi componenti il sinodo assumono un ruolo consultivo sui temi riguardanti la Chiesa universale. La relativa istituzione risale al motu proprio di Paolo VI Apostolica Sollicitudo nel 1965. Secondo i principi istituzionali i vescovi sinodali sostengono il Papa proponendo consigli o suggerimenti riguardanti la fede, i costumi, la disciplina ecclesiastica e la missione della Chiesa universale. La proposta dei temi nasce da una consultazione collegiale che coinvolge Patriarchi, conferenze episcopali, Superiori dei Dicasteri della Curia Romana e l’Unione dei Superiori Generali.
I temi trattati hanno una rilevanza universale, pastorale, dottrinale. I temi finora esaminati hanno interessato: il sacerdozio, la figura del vescovo, la vita consacrata, la vocazione dei laici, la famiglia, i giovani, l’evangelizzazione nel mondo moderno, il catechismo, il perdono, l’Eucaristia, la Parola di Dio, oltre ad affrontare la situazione delle Chiese particolari nelle diverse regioni del mondo.
In seguito alla consultazione collegiale il Papa assume la decisione sulla scelta del tema. Una voce autorevole ha offerto una immagine eclatante della visione prostetica della Chiesa sinodale.
Il cardinale Gerhard Ludwig Müller, che è stato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha dato seguito in un articolo del 6 novembre 2023 nel quotidiano “Il Giornale” a dei pronunciamenti inequivocabili sui cambiamenti nella Chiesa sinodale In un colloquio con IlGiornale.it.
Sui lavori sinodali tenutisi nel 2023 ha dichiarato “Mai avrei consigliato al Papa di scegliere un tema così. Che vuol dire? Già di per sé il Sinodo è un concetto astratto. È un po’ come fare un’assemblea sull’ assemblearità. Per me non ha un grande senso”. “Il Papa non è il proprietario della Chiesa”.
L’esito del primo lavoro del sinodo consiste in una sintetica relazione sui temi del diaconato femminile, identità di genere, intercomunione, abolizione dell’obbligo del celibato sacerdotale. La maggior parte dei partecipanti che hanno collaborato all’esame dei temi hanno espresso un voto contrario, ma i paragrafi del documento sono stati approvati in maggioranza.
Sulla scorta di una diffidenza che i vescovi rappresenterebbero un parlamento, i voti dei vescovi di un concilio o di un sinodo non rappresentano la volontà popolare in quanto si esprimono solo come testimoni della verità. Sul peso delle votazioni grava la partecipazione dei laici in contradizione con l’istituzione originaria del sinodo concepito come Sinodo dei vescovi istituito per lasciar partecipare i vescovi al governo della Chiesa universale sulla base della loro ordinazione.
A rendere ancora più controverso il lavoro sinodale sono stati gli interventi dei laici che, sebbene presenti in rappresentanza del popolo di Dio, non sono stati eletti ma selezionati dalle conferenze episcopali e poi scelti dal Papa in persona. Un altro aspetto dirompente sulla sinodalità è la posizione del padre James Martin per la sua posizione perorante la causa Lgbtq+ nella Chiesa così da sconfessare la dottrina cattolica.
Una abissale perplessità scaturisce dall’invocazione dello Spirito Santo dei partecipanti al sinodo per giustificare concessioni dottrinali arbitrarie come l’ordinazione del diaconato alle donne stravolgendo l’insegnamento della Chiesa con un’ideologia ostile alla rivelazione e con la tirannia del relativismo.
Per dirimere gli equivoci degli opinionisti modernisti, che intendono stravolgere la verità conclamata nell’insegnamento della tradizione apostolica, resta il compito dirompente del cristiano autentico di spezzare ogni perplessità e denunciare l’intrusione nella Chiesa di propositi modernisti intrisi di mondanità e di un falso intellettualismo. Gli spiragli sono aperti per proclamare la missione della Chiesa rivolta ad insegnare, a santificare e a governare.
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