Mario Mascia
L’essenza dell’ordine in rapporto con la giustizia
Un connotato della realtà espresso nella sua essenza si riscontra nella funzione dell’ordine. Gli studi delle dottrine umanistiche e scientifiche denotano concetti distinti dell’ordine. Il concetto dell’ordine assume una centralità nel pensiero di San Tommaso fino ad essere citato maestro dell’ordine interiore, la sua è definita filosofia dell’universo. San Tommaso è stato definito il genio dell’ordine e maestro dell’ordine interiore e la sua filosofia è considerata una filosofia dell’universo in quanto esprime una filosofia dell’ordine.
Il termine universo richiama un ordine reale sia nella totalità che nell’unità.
L’ordine scaturisce dal concetto di relazione tra le parte riunite in una composizione
sistemica per perseguire un determinato fine.
Jérôme Lalande, astronomo francese, enuncia il concetto di ordine: “una delle idee
fondamentali della nostra intelligenza comprende nel senso più generale le
determinazioni temporali, spaziali, numeriche: le serie, le corrispondenze, le leggi, le
cause, i fini, i generi e le specie; l’organizzazione sociale, le norme morali, giuridiche,
estetiche, ecc”.
Le parti componenti disposte secondo un ordine preciso sono in relazione tra loro.
Il presupposto secondo cui è concepito l’ordine è il principio sia in senso temporale
che spaziale.
L’ordine temporale riguarda la sequenza degli eventi, l’ordine in senso spaziale
riguarda la contiguità dei corpi.
La contiguità degli elementi partecipanti al sistema dei corpi viventi per la loro
funzionalità sono disposti in una relazione di interdipendenza al di fuori della quale
non possono essere concepiti autonomamente tali da perdere la propria funzione.
La relazione risulta il cardine del corpo perché sia concepito come sistema sinergico
così da esaltare il valore in termini di efficienza, presupposto per perseguire il fine
del concepimento.
L’ordine assume il senso predeterminato del collegamento tra i componenti del
sistema dinamico rivolto al fine ad esso attribuito.
Quale attinenza può riguardare l’assunto dell’ordine nella vita umana se non quella
di essere già predeterminato nell’ambito della natura, delle relazioni sociali in cui le
norme garantiscono funzionalità ed efficienza.
La causa determinante le norme assume un valore fondamentale perché la vita
umana sia esprimibile in modo autentico.
La causa agente assume quindi un ruolo rilevante nel concepimento dell’ordine per
la disposizione degli elementi di un sistema vitale, finché gli effetti derivanti
determinino il fine predisposto da principio.
Si tratta inoltre che sia acquisita la consapevolezza che il fine sia allineato all’ordine.
La certezza è spiegabile in senso assoluto e relativo. L’intrusione delle variabili nel
tempo e nello spazio possono pregiudicare l’ordine dell’equilibrio di un sistema.
Il sistema osservato sul piano politico, sociale ed economico di una nazione può
mettere in luce un sovvertimento degli equilibri economici e politici di un secolo.
La storia mostra i limiti dell’ordine relativo, in quanto non può essere inteso se non
in senso univoco che l’umanità non potrà mai concepire autonomamente.
Resta l’interrogativo quanto l’ordine della convivenza umana riveste un valore etico
nella vita sociale, economica e politica.
La risposta rivela una attinenza imprescindibile col principio della giustizia.
L’ordine a cui l’uomo impone un valore fondamentale nella convivenza sociale
richiama un principio ideale riconosciuto universalmente.
La giustizia presuppone l’ordine nelle relazioni umane in base al riconoscimento dei
comportamenti di uno o più individui legati da una attività regolamentata dalla
legge. L’attuazione della giustizia richiede delle norme che determinano gli atti vietati
in una comunità umana.
Oltre l’aspetto giuridico la giustizia assume un significato naturale che rende
doveroso per ogni individuo l’osservanza verso i propri simili dei criteri di giudizio e
comportamento conformi al senso di onestà e di correttezza verso il prossimo, in tal
senso la giustizia assume un valore etico e non semplicemente normativo.
Nel pensiero filosofico il concetto di giustizia ha assunto un significato fondamentale
non solo nella vita umana ma soprattutto nella realtà naturale evidenziando la
necessità di conservare ogni cosa nel proprio ordine affinché la giustizia possa
esprimere un principio naturale di coordinazione e di armonia nei rapporti umani.
La visione di giustizia in Platone è l’armonia tra le facoltà dell’anima e tra le classi dei
cittadini in quanto è assegnata ad ogni classe sociale quello che spetta ad ognuno
per attuare il proprio compito.
Il concetto di giustizia viene evidenziato sul piano dell’uguaglianza da Aristotele in
quanto la giustizia include l’essenza della virtù poiché deve rappresentare il mezzo
tra un difetto e un eccesso.
Il contributo offerto da Platone e Aristotele merita un ulteriore approfondimento sul
piano morale per giungere ad una visione autentica.
Nelle visione cristiana la giustizia è in relazione con la realtà divina. La giustizia non si
riscontra nella natura ma nella volontà di Dio secondo S. Agostino. Sapere quello che
è giusto non è necessario per agire con giustizia, pertanto è necessaria la libera
partecipazione e il supporto della grazia divina e a tal punto la giustizia si presenta
come virtù morale personale.
San Tommaso pone un fondamento importante sulla giustizia definita come la ragione
di Dio che governa il mondo. Se la volontà non deriva dalla ragione è solo arbitrio,
mentre la legge non può sempre garantire la giustizia. L’uomo in rapporto con Dio
non può essere veramente giusto, perché non è in grado di corrispondere quanto è
dovuto; inoltre per San Tommaso la religione è la virtù che si unisce alla giustizia.
In definitiva il principio della giustizia, da cui deriva l’ordine, non corrisponde ad un
principio umano in considerazione dei limiti dell’essere ma è un’esclusiva divina.