Il Pensiero Cattolico

23 Novembre 2024

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LA “WANNA MARCHI” DELLA DOTTRINA DELLA FEDE CONTINUA IL PROGRAMMA

Arduino Facezia

Se Fiducia Supplicans ha procurato l’insorgere di mezzo episcopato mondiale, lo scandalo dell’intero laicato cattolico e il diniego di ortodossi, ebrei e mussulmani, il comunicato stampa odierno, 04/01/2024, pubblicato da Tucho Besame Mucho è a dir poco peggiore. Il meccanismo è sempre il medesimo, affermare la dottrina nel primo capitolo e lasciarla contraddire dalle azioni a libera interpretazione nella prassi.


“Gli irregolari” si sentono offesi nell’intelligenza da costoro, perché è evidente a tutti coloro che hanno un quoziente intellettivo medio e la licenza elementare che stanno propinando qualcosa che è talmente nuova, talmente eterea, talmente libera nel discernimento (leggasi ideologia), talmente slegata dalla liturgia della Chiesa, dalla dottrina del Vangelo, dal luogo di culto e persino da una qualche presenza comunitaria che si chiedono cosa realmente sia e soprattutto a nome di chi lo fanno.

Sono talmente confusi (leggasi confusionari) che avviano una riflessione su una cosa assente nel passato, non solo della Chiesa ma dell’intero genere umano, e basata solo sulla visione pastorale (leggasi opinioni) di Bergoglio. Se si fossero affidati alle brillanti tecniche persuasive di Wanna Marchi avrebbero venduto meglio questo amaro intruglio.

Cosa sono infatti queste nuove benedizioni pastorali? Il comunicato le propone come sviluppo circa la dottrina sulle benedizioni, facendo rientrare queste nell’ambito della pietà popolare. Basta! Non cita alcuna fonte. Elenca però le caratteristiche, le più per via negationis: non ritualizzate, non giustificanti, non matrimoniali, non approvanti, non ratificanti, non assolventi, non consacranti, non congratulanti. Esse devono essere una semplice e breve risposta del pastore alla richiesta, definite: ESPRESSIONI DI VICINANZA PASTORALE.

Legittimo chiedersi: ma espressioni di vicinanza da parte di chi? Di Gesù Cristo o delle persone dei preti? Perché il primo già ci è accanto benissimo da 2000 anni, felicemente regnante nella sua Chiesa nei modi che conosciamo e che Lui ha scelto; i secondi invece sono ultimamente molto confusi, e diversi persino maliziosi: non a caso Tucho sottolinea “ministri più liberi, vicini, fecondi […] senza paura di essere fraintesi” (cit.).

Finalmente l’apice della perorazione argentina arriva in grassetto. Viene offerto un caso di scuola per questa benedizione: “Il sacerdote può recitare una semplice orazione […] E conclude con il segno della croce su ciascuno dei due” (cit.)

Recita di parole e gesti dunque: praticamente un esempio classico di rito. Certamente l’assenza del’ “Adjutorium nostrum in nomine Domine” lo rende poco tradizionale, ma non meno ‘rituale’.

È lampante! si tratta dell’ennesimo capolavoro di menzogna che solamente Tucho Besame Mucho e company potevano stillare: raccomandare l’assenza di ritualità offrendo l’esempio di un rito. Dobbiamo rammentare a Sua Eminenza come il principio di non contraddizione però oltre che essere un caposaldo della logica aristotelica è un indicatore di sanità mentale, per cui chi non lo persegue o è pazzo o è falso.

Ma seriamente, chi ha inventato questa sottospecie di stregoneria? Sembra la formula del malocchio: la maga del mio paese in confronto ha una tradizione alle spalle che le garantisce più credibilità di questi imbroglioni di basso rango.

E non sfugga la violenza mafiosa del “liberamente costretti” con cui si rammenta continuamente, a quei pastori che hanno reagito giustamente in coscienza all’abominio liberalizzato, la necessità di questo cammino (il che ci dice che dobbiamo aspettarci altre manovre). La necessità di ciò ben misura il grado di nervosismo che ha procurato all’animo misericordioso e sinodale degli argentini il NO deciso delle periferie. Suona quasi come un ultimatum per chi non intende allinearsi al “nuovo” che deve avanzare.

Ma cari miei le periferie vi hanno fatto tana!!!

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