Il Pensiero Cattolico

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Eugenio Fazia

Famiglia: Uno, Nessuno, Centomila

Ho parafrasato il titolo di un famoso romanzo di Luigi Pirandello per descrivere così il concetto di Famiglia nelle istituzioni civili e religiose: di tavole rotonde e di conferenze sulla famiglia non se ne è fatta una sola, ma centomila e certamente, dopo tutto questo parlare, nessuno dei progetti che si sono impegnate a realizzare è stato portato a termine. La filosofa Hanna Arendt ha studiato e scritto diversi libri sulla triste realtà dei totalitarismi che hanno insanguinato nel Novecento il mondo intero. E pertanto seguiva con passione le varie conferenze sulla pace che si tenevano dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ma purtroppo doveva convenire che in quelle conferenze di tutto si parlava tranne che di trovare accordi politici che potessero garantire la pace. Queste conferenze, concludeva, erano solo opportunità per i partecipanti di consolidare il proprio potere politico, e per affermazioni di carriera e di prestigio internazionale.

Così anche nell’ambito ecclesiastico si fanno continuamente conferenze e tavole rotonde per favorire la crescita e la formazione della famiglia, ma anche qui, purtroppo, i progetti rimangono solo sulla carta. In bella mostra si alternano discorsi importanti di teologi, sociologi, psicologi che sono interessati probabilmente solo a prendere “quattro paghe per il lesso” come ebbe a scrivere Giosuè Carducci nella Ode “ Davanti a San Guido” a proposito degli intellettuali emergenti del suo tempo.
Del resto se si legge il bilancio delle entrate e uscite di una Diocesi, ci si rende conto che le uscite per la carità ammontano a circa il 10% del totale della somma disponibile. Alle famiglie e persone bisognose vengono elargite somme irrisorie, delle vere elemosine.
Lo storico Gaetano Salvemini, peraltro deputato nel Regno d’Italia, nel commentare la situazione sociale-politica dell’Italia del suo tempo, scriveva che si era creata una frattura fra le istituzioni politiche e il paese reale; tale situazione produceva pertanto una sfiducia della società verso le stesse istituzioni politiche. A distanza di un secolo questa frattura non solo non si è risanata, ma ha assunto dimensioni ancora più profonde.
Ai tempi nostri, poi, questa frattura si è allargata purtroppo nello stesso ambito istituzionale religioso e soprattutto nella pratica dei sacramenti; il popolo cristiano non ha più fiducia nelle istituzioni religiose e in particolare nei molti sacerdoti che si disinteressano delle problematiche della famiglia, ma sono intenti solo a consolidare la propria carriera ecclesiastica e il prestigio personale.
Un mio amico novantenne, biblista, mi confidava che quando si parla di una virtù è perché non viene più praticata. La storia purtroppo ci conferma quanto sia vera questa affermazione.
Io ho dovuto assistere anni fa alla vicenda dolorosa di un diacono permanente, morto prematuramente, lasciando la propria famiglia in gravi difficoltà economiche; la Curia vescovile, per quanto mi risulta, non si è affatto preoccupata di sostenere quella povera famiglia.
Il distacco delle istituzioni dal popolo è davvero ampio e le belle parole non servono certamente a colmarlo. Complesse sono le ragioni della disaffezione alla religione, ma certamente l’indifferenza degli ecclesiasti verso le realtà della vita, soprattutto nell’ambito spirituale, ha un grosso impatto in questa crisi di fede.
Il calo sensibile dei matrimoni in Chiesa, l’abbandono dei sacramenti, e le Chiese sempre più vuote, sono un chiaro segnale di questo malessere nella religione. Il sociologo Diotallevi nel suo recente libro “la Messa è sbiadita”, scrive: “La partecipazione ai riti religiosi in Italia dal 1993 al 2019, conferma questa tendenza all’abbandono” e sottolinea che “il calo delle persone alla Messa è drastico: almeno un terzo di praticanti è sparito”. Ancora più drastica è l’analisi dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo di Studi Superiori, fondato nell’Università Cattolica, a cura della Dott.Bignardi la quale registra che i giovani che si dichiaravano cattolici erano il 56,2% nel 2013, ma nel 2023 sono scesi al 32,7%. Mentre, nello stesso arco di tempo, i giovani che si dichiaravano agnostici? sono passati dal 15% al 31%.
Di fatto la religiosità del popolo italiano si esaurisce nella celebrazione dei riti funebri. Certamente da parte delle istituzioni civili, viene fatto di peggio verso le famiglie, nonostante nella Costituzione italiana l’art. 23 affermi: “La famiglia è il nucleo fondamentale della società e ha il diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato”. Invece, i governi che si succedono, non adottano misure per favorire la crescita delle famiglie, ma addirittura tassano vergognosamente con il 23% i redditi e le pensioni mensili di 500/1000 euro, importi al limite della sopravvivenza; inoltre non riescono ad arginare la piaga della diffusione delle droghe, che sta distruggendo, alla radice, la famiglia e l’intera società.
Una ricerca rileva che nonostante si sia passati dal sequestro nel 2018 di tre tonnellate di sostanze stupefacenti agli attuali 26 tonnellate, la diffusione della droga è massiccia. Nella relazione annuale del 2023 del Centro Studi Livatino, inviata al Parlamento, emerge peraltro un aumento del consumo di droghe dal 18,7% al 27,9% nell’anno 2021, soprattutto nella fascia giovanile, percentuali che comunque non rispecchiano la realtà del consumo di droghe.
Infine stendiamo un velo pietoso riguardo la sanità, la cultura e soprattutto l’occupazione lavorativa, vera tragedia della società odierna a cui nessun governo riesce a dare una risposta esaustiva. Le famiglie in realtà sono abbandonate a se stesse, pertanto, i giovani sono demotivati sia dal creare nuclei di famiglia, la cui esistenza è davvero precaria, sia dalla partecipazione alla vita civile. Sembra che le istituzioni civili e religiose procedano insieme, in modo parallelo, verso un degrado sempre più profondo e, probabilmente, verso un punto di non ritorno.
Ma è possibile invertire questo processo di degrado? Assolutamente si! La Speranza, virtù teologale, ci invita a lottare con coraggio contro tutte le avversità.
S. Paolo scrive alla comunità di Roma una lettera che può essere applicata alla nostra generazione:” Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito”( Rm 12,2).
Non si sono conformati alla mentalità di questo secolo S. Paolo VI che, in riferimento alla situazione della Chiesa, denunciava: “Non ci si fida più della Chiesa, …. si direbbe che da qualche misteriosa, no, non è misteriosa, da qualche fessura è entrato il fumo di satana nel Tempio di Dio” ( cfr Omelia del 29 Giugno 1972). Parole chiare che esortano i fedeli a resistere con coraggio alla guerra spirituale scatenata dalle forze del male contro la Chiesa; non si è conformato Benedetto XVI che nel 2005, nel cuore della sua riflessione sulla nona stazione della Via Crucis celebrata al Colosseo, dedicata alla terza caduta di Gesù nella salita al Calvario, esclama :«Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!»; non si sono conformati alla mentalità di questo secolo il Card. Burke, il Card. Muller, il Card. Zen, il Card. Sarah, il vescovo Athanasius Schneider e tanti altri Vescovi, il cui elenco sarebbe lungo (vedi sito Messainlatino), che difendono con coraggio il Magistero della Chiesa; non si sono conformati alla mentalità di questo secolo sacerdoti e laici impegnati, nel silenzio e con sacrificio, alla difesa della Fede.
E’ auspicabile che anche le Istituzioni civili accolgano gli insegnamenti della Chiesa, che è Madre e Maestra, per dare risposte concrete alle problematiche sociali ed economiche che affliggono la società odierna.
Il Magistero della Chiesa ha rappresentato da sempre un punto di riferimento per gli Stati. Infatti S. Agostino scriveva nell’opera “De civitate Dei”:”…la Chiesa, perciò, è chiamata a collaborare con lo Stato, ma non deve vincolarsi ad esso, rischiando poi di riconoscervisi, giacché lo Stato non fa parte della civitas Dei”.
Nell’ enciclica Rerum Novarum, S.S. Leone XIII affronta il tema della collaborazione tra le Istituzioni civili e la Chiesa, annotando: “ È dunque un errore grande e dannoso volere che lo Stato possa intervenire a suo talento nel santuario della famiglia ….certo, se qualche famiglia si trova per avventura in si gravi strettezze che da sé stessa non le è affatto possibile uscirne, è giusto in tali frangenti l’intervento dei pubblici poteri, giacché ciascuna famiglia è parte del corpo sociale (cfr Parte prima par. 11). E ancora: “Difatti la Chiesa è quella che trae dal Vangelo dottrine atte a comporre, o certamente a rendere assai meno aspro il conflitto: essa procura con gli insegnamenti suoi, non solo d’illuminare la mente, ma d’informare la vita e i costumi di ognuno … e crede che, entro i debiti termini, debbano volgersi a questo scopo le stesse leggi e l’autorità dello Stato” (cfr. Parte seconda parte, 13).

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