Ettore Gotti Tedeschi:
Si rifletta su alcuni rischi che corriamo in questo XXI secolo
Saper percepire cosa potrà succedere nella nostra santa Chiesa credo sia prerogativa dei Santi. Ma i rischi che si corrono ( certamente discutibili…) son percepibili anche da osservatori sensibili.
1°punto -Un rischio per un cattolico in questo XXI secolo è di sentirsi …“ poco coraggioso” e anziché impegnarsi a “fecondare “il mondo anche, o meglio, proprio oggi, in queste condizioni, secondo le aspettative di Gesù Cristo, accetti a scatola chiusa la profezia di prevedere di ridursi a “piccolo gregge” (molto molto creativo però …)
2°punto- Certo non è facile vivere la propria fede esemplarmente in modo di contagiare e fare apostolato, quando ci si sente obiettare che ciò che si propone, per evangelizzare, non è “esattamente” quello che dicono e scrivono i massimi responsabili della Chiesa ( la Gerarchia), facendo perdere credibilità apostolica e crescendo persino i dubbi a chi pretende di aver capito meglio dei Capi ( la Gerarchia) ciò che voleva il Fondatore della Chiesa. Ma chi avrà ragione ?
3°punto- Altro rischio conseguente sta nei contrasti comportamentali, tra cattolici più ortodossi ( più rigidi ? ) e più progressisti ( più permissivi ? ) verso il concetto di peccato. Ciò grazie al divario tra ideali spirituali e reali ( ci son tentazioni cui non si può resistere ?). In economia c’è una legge , la Legge di Gresham , che dice che la moneta cattiva scaccia quella buona. Vuoi vedere che la legge di Gresham si può applicare anche in materia religiosa sospettando che la morale cattiva scacci quella buona? Risultato potrebbe essere eccessiva relativizzazione della morale.
Conclusione: prospettive poco ottimistiche, contrasti nella evangelizzazione, relativizzazione della morale. Si deve riflettere come avrebbe fatto S.Tommaso ( se ci ricordiamo ancora chi è e cosa ha scritto).
Cartesio, dopo quattro secoli, sarebbe soddisfatto (certo non solo lui …), di come si sta finalmente riorganizzando la dottrina cattolica spirituale, in dottrina pratica di etica sociale. Il pontefice del Positivismo, Augusto Comte , dopo poco meno di due secoli, sarebbe altrettanto, o più, soddisfatto di aver ben profetizzato chi sarebbero stati i grandi riformatori di detta dottrina .
Ogni cultura ha vissuto negli ultimi cinque secoli il processo di laicizzazione del sacro , ma in modo diverso , sapendo conservarlo, ridurlo o perderlo. Dopo l’illuminismo in Francia si assistette ad un rapido processo di “decristianizzazione”. Nel Regno Unito, invece, di secolarizzazione della cultura. In Italia, dove la Chiesa cattolica apostolica romana è nata, vissuta e espansa nel mondo tutto, in più fasi e tempi, si è assistito ad un processo molto diverso, più lento e progressivo, poi accelerato, di destrutturazione . Questo processo si è realizzata in modo assolutamente originale e specifico, che solo poteva esser concepito per la Chiesa di Cristo, essendo la Chiesa l’unica autorità morale al mondo strutturata secondo un modello di gestione assoluto e accentrato in una sola persona. Vorrei sottolineare questo punto: solo il Papa può essere infallibile ( in materia di fede e morale ) , è un Dogma ( Concilio Vaticano I -18luglio 1870) .
Conseguenza ?
L’effetto specifico oggi, nel mondo cattolico, sembra essere di “confusionalizzazione” su cosa sta accadendo e perché , con conseguente confusione sulla obbedienza, a chi e su cosa. I cattolici sembrerebbero oggi trovarsi su una linea di confine ( borderline ), cercando di capire se e come adeguarsi al nuovo ordine dottrinale percependo la fine del vecchio ordine . In molti son convinti che la civiltà cristiana sia morta e sepolta e si debba pertanto spegnere la luce, altri son già disposti e pronti alla riconversione a funzionari di una onlus che si occupa di sociale, altri ancora stanno pensando al ritorno nelle catacombe. Ma il pensare di doversi rassegnare a ridursi a “piccolo gregge”, più o meno creativo, e pertanto rifiutarsi di pensare che Dio si sia incarnato, sia stato crocefisso e risorto, e 2000 anni dopo debba congratularsi per questa scelta coraggiosa di diventare piccolo gregge creativo, dovrebbe pretendere una riflessione attenta ( appunto tomistica). Non solo perché questo piccolo gregge non inciderebbe in quasi nulla e in nessun posto e per chissà quanti secoli, ma considerando anche che questo piccolo gregge, in questi tempi transumanisti, potrebbe anche esser identificato come una “setta” pericolosa da tener sotto osservazione , se non peggio….
Il Grande Joseph Ratzinger lo spiegò profetizzandolo, è vero, ma nel lontano 1969, a fine Vaticano II, quando non era ancora Arcivescovo. Forse aveva ragione e le ragioni che adduceva sulla crisi in atto sono condivisibili, certo potrà risorgere una chiesa della fede, ma nel frattempo ? Alla umanità chi racconterà la buona novella ? E qui vorrei proporre una riflessione.
Anche la Chiesa, alla fine, è un mezzo, sacro perché voluto da GesùCristo, sacro perché è il mezzo di Redenzione, ma non è la Chiesa il Fine . Ma se la Chiesa è un mezzo, anziché cambiarlo, o attendere che cambi, non è più logico riferire la proprie attenzioni a chi lo utilizza e potrà utilizzarlo? Questa riflessione vale per ogni considerazione su mezzi, fini e utilizzo dei mezzi per raggiungere un fine. Ma qui stiamo parlando di un fine ultimo :la salvezza.
Negli ultimi tempi gli errori fatti all’interno della Chiesa non son stati pochi. Il rifiuto della scolastica e del tomismo probabilmente è stato uno dei più importanti. Se non si capisce cosa conta e non si difende ciò cui si crede si è destinati a perderlo e pertanto vivere di riserve spirituali accumulate in precedenza e poi di scuse e giustificazioni. Senza le sue fondamenta continuamente rinforzate la civiltà decade, si corrompe inevitabilmente, perde la visione d’insieme naturale e soprannaturale, immanente e trascendente, perde la certezza del valore del libero arbitrio accettando un determinismo scientista, perde il valore delle opere legate alla fede e permette a utopie di affermarsi, nella dichiarata capacità di valorizzare e persino salvare l’uomo. Perdendo anche la speranza e confondendo pertanto la certezza di “che fare “.
Per decidere ciò che è opportuno fare, si rifletta secondo san Tommaso – Aristotelico.