Eleonora Casulli
LA DONNA NEL GIUDEO-CRISTIANESIMO E NELLA CHIESA CATTOLICA
Prime testimoni del Risorto
Come preannunciato nel mio primo intervento, all’inizio di questo tempo pasquale desidero soffermarmi su quanto il racconto evangelico della Resurrezione di Cristo dica della dignità e della missione della donna nel Cristianesimo e nella Chiesa. Il racconto della Resurrezione nei quattro Vangeli, pur con differenze non sostanziali che analizzeremo, inizia con le mirofore (portatrici di oli), ossia le donne (una donna in Giovanni) che si recano alla tomba all’alba della domenica per ungere il corpo di Gesù, trovano il sepolcro aperto e senza il corpo di Gesù, hanno una visione di angeli i quali annunciano loro che Gesù è risorto e chiedono loro di farsi portavoce di questo evento presso i discepoli. I passi che ci interessano sono: Mt 28, 1-10; Mc 16, 1-11; Lc 23, 55 – 24, 11; Gv 20, 1-18.
La scelta degli evangelisti di raccontare le cose così come sono andate a noi può sembrare normale, scontata, pacifica. Così non è. Nella società giudaica di quei tempi, infatti, la testimonianza di donne e bambini non aveva alcun valore, né a livello giuridico, né a livello sociale di considerazione da parte degli altri: questo traspare anche nella narrazione evangelica, laddove è sempre riportato che apostoli e discepoli non credono minimamente alle parole delle donne/della donna nel momento in cui le ascoltano.
Il fatto che tutti gli evangelisti abbiano attestato che le prime testimoni della Resurrezione sono state donne, che le prime a dare l’annuncio ai discepoli sono state donne e che non sono state inizialmente ritenute attendibili da chi le ha ascoltate, è considerato dagli studiosi una delle prove per così dire indirette, ragionevoli, sia dell’attendibilità dei Vangeli, sia della verità della Resurrezione (la quale verità, però, è e resta un Mistero, per cui non può mai essere dimostrata del tutto razionalmente, ha sempre bisogno dell’adesione di fede)[1].
Attendibilità dei Vangeli significa che ciò che viene narrato in essi corrisponde a quanto è effettivamente successo, essi riportano i fatti come sono andati, non si possono considerare un racconto romanzato studiato a tavolino per indurre le genti a credere in Gesù risorto e, quindi, nel Cristianesimo che su questa verità è incentrato[2].
Se gli evangelisti avessero voluto redigere un racconto credibile per l’epoca, mai e poi mai si sarebbero sognati di riportare che le prime testimoni della resurrezione sono state donne, alle quali nessuno, neanche i discepoli, all’epoca dava credito![3] Mai e poi mai avrebbero parlato degli Undici come uomini impauriti prima e dubbiosi dopo aver ricevuto il primo annuncio della Resurrezione![4] E invece l’hanno fatto, l’hanno raccontato e attestato e tutti e quattro hanno riportato i nomi di alcune delle donne (Giovanni solo quello di Maria di Magdala), proprio per dare valore alla loro testimonianza, stravolgendo così la logica dell’epoca. Apostoli ed evangelisti hanno stravolto la logica dell’epoca nella considerazione delle donne perché è stato il Maestro prima di loro a farlo[5], durante tutta la sua vita terrena e al culmine della stessa, nel momento della Resurrezione; del resto, anche il Mistero dell’Incarnazione si è compiuto a seguito del “sì” di una donna, la cui libera adesione di fede è stata considerata imprescindibile da Dio stesso. E di libera adesione di fede “al femminile”, in realtà, si parla anche nei racconti della Resurrezione: le donne vedono, ascoltano, credono, rispondono adeguatamente, annunciano.
Subito. La loro risposta di fede appare generosa e adeguata, quella dei discepoli inizialmente un po’ meno. Anche la Mulieris Dignitatem, al n. 16, afferma che: “Sin dall’inizio della missione di Cristo la donna mostra verso di Lui e verso il suo mistero una speciale sensibilità che corrisponde ad una caratteristica della sua femminilità. Occorre dire, inoltre, che ciò trova particolare conferma in relazione al mistero pasquale, non solo al momento della croce, ma anche all’alba della risurrezione. Le donne sono le prime presso la tomba. Sono le prime a trovarla vuota”.
Andiamo adesso ad analizzare più nello specifico, nella prospettiva inerente al nostro argomento, la narrazione dei quattro Vangeli:
“Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto”. Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: “Salute a voi!”. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”. (Mt 28, 1-10)
L’evangelista Matteo nomina due donne e mette subito a confronto la loro reazione con quella delle guardie (a favore delle prime!), attraverso le parole dell’angelo (Voi non abbiate paura!), dato che le guardie per lo spavento erano rimaste come morte. Le donne, pur nel comprensibile turbine emotivo, appaiono invece subito vigili e reattive: corrono a dare l’annuncio ai discepoli; un istante dopo le troviamo prostrate in adorazione ai piedi del Risorto, che hanno dunque immediatamente riconosciuto, rispondendo adeguatamente all’incontro con Lui; infine ricevono da Lui prima una considerazione rassicurante e comprensiva (non temete) e poi la missione.
Anche nel Vangelo di Marco sono presenti i nomi delle testimoni:
“Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome” (Mc 16, 1). Dopo l’annuncio della Resurrezione fatto dall’angelo, Marco racconta che:
“esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite. Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.” (Mc 16, 8-11)
L’evangelista da un lato si sofferma sull’emotività delle donne (spavento, stupore, paura), tanto da togliere loro la capacità di riferire quanto appena vissuto; dall’altro mette in evidenza la figura di Maria di Màgdala, ricordando chi lei fosse (Gesù aveva scacciato da lei sette demoni) e sottolineandone la prontezza di risposta alla missione appena affidatale (andò ad annunciarlo).
Il focus su Maria di Magdala pone il racconto di Marco come raccordo fra quello dei Sinottici e quello del Vangelo di Giovanni: Gesù risorto si è rivelato per primo ad una donna considerata all’epoca peccatrice o quantomeno non in grazia di Dio[6]; questa è la verità dei fatti e Marco non ha paura di metterlo nero su bianco, sottolineando che la fede e la prontezza di questa donna non trovano immediato riscontro nei discepoli, i quali erano in lutto e in pianto e non credettero.
L’evangelista Luca attesta la presenza, già dal venerdì santo, delle “donne che erano venute con Gesù dalla Galilea” (Lc 23, 55), le quali la domenica si recano al sepolcro, lo trovano vuoto e ascoltano le parole dell’angelo; egli ricorda loro uno dei discorsi in cui Gesù aveva annunciato la sua resurrezione (attestando indirettamente come gli insegnamenti del Maestro fossero rivolti indistintamente ai discepoli e alle discepole, fatto non scontato per l’epoca)[7].
In quel momento,
“esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse”. (Lc 24, 8-11)
Anche l’evangelista Luca, dunque, ad un certo punto fa i nomi; in più, Luca sottolinea la capacità delle donne di far proprio l’annuncio di Cristo (si ricordarono delle sue parole) e, di contro, la durezza e l’incredulità degli Undici e degli altri (non credevano ad esse). Questa difficoltà maschile nel comprendere l’annuncio di salvezza e nell’aderirvi nella pienezza della fede, viene nuovamente evidenziata da Luca subito dopo, parlando dei discepoli di Emmaus.
Essi stessi, rispondendo a Gesù non riconosciuto, fanno riferimento all’annuncio della resurrezione ricevuto dalle donne;[8]
tuttavia, vista la situazione e visto come subito dopo Gesù si rivolgerà a loro[9], è palese la loro difficoltà a credervi.
Il Vangelo di Giovanni si focalizza su Maria di Màgdala, regalandoci una pagina densa di tenerezza e verità:
“Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: «Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto”. (Gv 20, 11-18).
Analizzando questo passo evangelico, san Tommaso D’Aquino ha definito Maria Maddalena «la apostola degli apostoli»[10], proprio a sottolineare che ella “fu la testimone oculare del Cristo risorto prima degli apostoli e, per tale ragione, fu anche la prima a rendergli testimonianza davanti agli apostoli.
Questo evento, in un certo senso, corona tutto ciò che è stato detto in precedenza sull’affidamento delle verità divine da parte di Cristo alle donne, al pari degli uomini”[11]. Lei, “simbolo collettivo del ruolo da protagonista della donna nel cristianesimo”[12], è la discepola fedele, rimasta accanto al «suo» Signore, come ella stessa lo chiama, durante tutta la passione, fin sotto la croce e al momento della sepoltura.
Non le è bastato: vuole stargli accanto anche quando con tutta evidenza è morto. Tutto in questo racconto e nella storia di questa donna parla di una relazione profondissima e personale con Dio in Cristo Gesù.
Per la Maddalena l’incontro con il Risorto segna l’inizio di “un percorso che dall’incredulità si apre progressivamente alla fede”[13]: ella riconosce il Signore nel momento in cui si sente chiamata per nome, quando tutto l’amore del Signore per lei le giunge agli orecchi del cuore attraverso il suo modo di chiamarla. Solo questo incontro personale e unico, solo l’aver fatto esperienza del Risorto rende possibile la missione di evangelizzazione che Gesù stesso le affida: “la Maddalena ha visto Gesù, ha udito la sua voce, probabilmente ha toccato il suo corpo (il che spiegherebbe perché Gesù le dice di non trattenerlo)”[14].
Non sono bastate la visione di angeli, le loro parole e le prime parole di Gesù: nella Maddalena come in tutti noi, per suscitare la risposta di fede e il conseguente slancio missionario, sono necessarie l’appellazione intima e personale e l’esperienza del Risorto.
Proprio come la Vergine Madre di Dio, Madre della Chiesa e Regina degli Apostoli, ha concepito il Figlio a seguito della sua totale adesione di fede, ricevendo per prima l’Annunciazione, allo stesso modo un’altra donna, Maria di Màgdala, ha dato per prima la sua personale risposta di fede nel Risorto ed è diventata il simbolo della «maternità» della Chiesa militante, la prima di tutti coloro, uomini e donne, che nella Chiesa generano figli nella fede trasmettendo loro l’Annuncio di gioia, aprendoli così alla possibilità di accedere alla vita vera, alla vita eterna. Per questo possiamo a ragione affermare che “la storia del cristianesimo deve molto a Santa Maria Maddalena e alle tante donne che hanno speso la loro vita per Cristo”[15].
Ecco che una donna si è meritata il titolo di «apostola», proprio per aver ricevuto questo specialissimo privilegio di essere stata la prima ad incontrare Gesù risorto: a partire dal 2016, per volontà di papa Francesco, la memoria liturgica di santa Maria Maddalena, il 22 luglio, è stata elevata al grado di festa, al pari di quella degli apostoli.
Questa scelta, “non va letta come una rivincita muliebre: si cadrebbe nella mentalità delle «quote rosa».
Il significato è ben altro (…) Lei, la prima «mandata da» (questo significa «apo-stolo»): mandata dal Risorto a «istruire» gli Undici”[16].
Una scelta fatta unitamente all’invito a riflettere sul ruolo e sulla responsabilità delle donne nella Chiesa e nell’evangelizzazione, perché continuino ad essere considerate e valorizzate nella vita e nella missione della Chiesa come Cristo stesso ci ha mostrato.
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[1] Se si vuole approfondire questo argomento, cfr. N. Masetti, Orientamenti di Teologia Fondamentale, Editrice Elle Di Ci Leumann, Torino 1991, p. 191 – 214.
[2] “Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede”. 1Cor 15, 13-14.
[3] “Le donne vedono per prime il Risorto (…). Nessuno dava importanza alla testimonianza delle donne. Se si fossero inventati le apparizioni, perché correre così stupidamente il rischio di essere derisi per questo miracolo «da donnicciole»?”. N. Masetti, Orientamenti…, p. 114.
[4] “Un’apologetica invenzione del sepolcro vuoto non è credibile. Gli evangelisti avrebbero fatto ben attenzione a non scegliere donne come testimoni. Se avessero inventato, avrebbero avuto l’avvertenza di non far incorrere gli apostoli in tante brutte figure”. Ibidem, p. 206.
[5] “In tutto l’insegnamento di Gesù, come anche nel suo comportamento, nulla si incontra che rifletta la discriminazione, propria del suo tempo, della donna. Al contrario, le sue parole e le sue opere esprimono sempre il rispetto e l’onore dovuto alla donna.” Mulieris Dignitatem, n. 13.
[6] Sull’identità di Maria di Màgdala, non priva di equivoci nel corso della storia, cfr. https://it.aleteia.org/2019/07/22/chi-era-veramente-maria-maddalena/
[7] Cfr. Lc 24, 6-7.
[8] “Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Lc 24, 22-24.
[9] “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!” Lc 24, 25.
[10] “Facta est Apostolorum Apostola per hoc quod ei committitur ut resurrectionem dominicam discipulis annuntiet”. S. Tomaso D’Aquino, In loannem Evangelistam Expositio, c. XX, L. III, 6.
[11] Mulieris Dignitatem, n. 16.
[12] https://www.lavoce.it/maria-maddalena-magdala-apostola-degli-apostoli-chiesa-donna/
[13] https://it.aleteia.org/2019/07/22/chi-era-veramente-maria-maddalena/
[14] https://www.it.apostlesofil.com/s-maria-maddalena-apostola-degli-apostoli/
[15] https://www.interris.it/spiritualita/santa-maria-maddalena-apostola/
[16] https://www.lavoce.it/maria-maddalena-magdala-apostola-degli-apostoli-chiesa-donna/