Don Nicola Bux:
PENSIAMO CATTOLICO. Tra guerra e pace, il Fatto su cui dobbiamo fissare lo sguardo è:
il Verbo si è Fatto carne
Tra guerra e pace, il Fatto su cui dobbiamo fissare lo sguardo è: il Verbo si è Fatto carne. Fatto! Per cosa? Salvare il popolo dai peccati. Questa è la conditio sine qua non, per la salvezza del mondo e dell’intero universo, e la fede in queste parole, dice Dostoevskij. Uomini come Matteo lo capirono, hanno lasciato tutto e seguirono quell’Uomo in cui abita la pienezza di Dio, Gesù. E dedicarono la vita ad annunziare quel Fatto. La Chiesa non ha altra ragion d’essere se non questa. Se parla d’altro, se va dietro guerra o pace o giustizia o qualsiasi altra urgenza del mondo, perde il tempo. Troppo perde il tempo chi non ama quel Fatto ma il mondo. Perciò, chi vuol seguire Cristo viene sommerso, battezzato, rivestito di Lui, avendo rinunciato al mondo e al suo principe e creduto a Lui. Tutto questo chiede di riecheggiare costantemente nelle orecchie e nel cuore e nella mente: la catechesi. Ecco come cresciamo nella dottrina. Non basta fare bene il tuo lavoro, se vuoi essere discepolo di Cristo. Devi seguirlo dentro la comunione della Chiesa che da due millenni porta la croce del mondo. Così i sinodali tedeschi, i preti, i vescovi, il papa e i fedeli laici di ogni latitudine, s’accorgano che non abbiamo da costruire un’altra Chiesa, perchè chi l’ha fatto è fallito, dice Benedetto XVI.
Il problema degli ecclesiastici di rango, quando intervengono sui media, è di parlare come politici se non come ideologi, invece che come pastori e maestri. Come dovrebbero qualificarsi? Giudicando, definendo, distinguendo il vero dal falso, il giusto dall’ingiusto. In una parola, comunicando il pensiero di Gesù Cristo, dicendo la verità sull’uomo e sul mondo. Non è una verità, ma quella di Gesù Cristo, l’espressione dell’amore di Dio affinché l’uomo e il mondo si salvino. Invece stiamo assistendo al lento e progressivo divampare di un incendio, appiccato dai vescovi tedeschi che si sono ribellati alla Rivelazione, alla Parola di Dio conclamata nel post-Concilio al punto da sostituire quasi i Sacramenti, ma ora calpestata con l’avallo alla pseudo-benedizione dei gay-moni: pseudo ovvero falsa, in quanto un sacramentale, qual è la benedizione, non può discostarsi dal sacramento, in specie quello del matrimonio tra uomo e donna, per la contraddizione che non consente. Certo, si può comprendere il tentativo del card. Ruini di salvare il salvabile, chiedendo l’attuazione della prima parte della legge 194 circa la tutela della vita umana nel suo inizio, e la differenziazione delle unioni civili gay dal matrimonio, cosa già affermata in teoria dalla legge apposita. Ma, il benemerito Cardinale avrebbe dovuto premettere e aggiungere che il pensiero cattolico non può che essere negativo sulle due leggi, perché contrarie alla Rivelazione. Nell’economia dell’intervista, non vi ha badato, perchè, conoscendo il suo pensiero, sappiamo che ne è convinto. Si aggiunga però, che le interviste dell’alto clero, in primis del papa, contribuiscono a far scadere il Magistero della Chiesa al livello di un’opinione come tante, mentre esso possiede uno statuto veritativo, quindi oggettivo. Il giudizio cattolico deve essere fermo nell’affermare la verità e indulgente nelle applicazioni, guardando al principio omnia videre, multa tolerare, pauca corrigere.
Torniamo all’incendio che rischia di divampare in tutta la Chiesa, se la Sede Apostolica non interverrà a ristabilire il confine su “ciò che sempre, dovunque e da tutti deve essere creduto”. Se continuerà nell’ambiguità, accogliendo i gruppi Lgbt e non ammonendo che tali unioni sono contrarie alla Rivelazione, ci sarà la riedizione del comportamento di Leone X e della sua corte, che sottovalutò la protesta di Lutero, liquidandola come chiacchiere di frati. E l’incendio si propagò dappertutto nella Chiesa, perché non pochi preti e vescovi sono inclini ad assecondare le mode, a causa della precaria formazione ricevuta. E tornerà la dolorosa divisione come tra gli ortodossi e gli ariani.
Intanto, una parte cospicua del popolo italiano ha scelto nella direzione di Dio, patria e famiglia, nonostante la timidezza e la codardia dei pastori della Chiesa, che non smentiscono quei politici che si dichiarano cattolici è sostengono idee di uomo e di famiglia contrarie alla Rivelazione. Si apre una sfida culturale, una partita nuova sul terreno pre-politico, alla quale stiamo contribuendo, nel nostro piccolo.Bisogna operare in modo che i politici che hanno vinto, si confrontino con questo soggetto dalla chiara identità cattolica.
La sottovalutazione dell’identità, è costata la sconfitta alle elezioni del partito democratico, perché in esso, come i big del partito riconoscono, convivono varie anime, quindi grande confusione sotto il cielo. Infatti, fa specie sentir parlare Enrico Letta che, da cattolico, sostiene i cosiddetti “diritti civili” propri del partito radicale. Strano modo di essere cattolico ed amorale, col piede in due scarpe. Invece, semper idem, essere “sempre lo stesso”, è una massima decisiva per esistere; il contrario è il trasformismo e la liquefazione. Tutti siamo avvertiti.
Si avvicina una sciagura polimorfa se non una meritata catastrofe, se continueremo ad essere “in piena sintonia con l’Europa” come vuole il card. Zuppi. Non stanchiamoci perciò di pregare.