Il Pensiero Cattolico

21 Novembre 2024

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Don Alberto Strumia:

… è “finita”: andate in pace!

( Seconda parte )

In questa seconda parte osiamo spingerci ancora oltre con la “fantaecclesiologia” (ma è poi così “fanta”?…). Se dovessimo azzardare un possibile scenario “futuribile”, ma non irrealistico, potremmo immaginarcelo così. Prima si potranno moltiplicare le celebrazioni sacrileghe della Messa, nelle quali si adoreranno gli idoli pagani insieme all’Eucaristia; anzi i primi a preferenza della seconda, degradata da “presenza reale” di Cristo a simbolo di solidarietà socio-politica, di sentimenti calorosi e poco più.

E così le chiese saranno profanate anche dai “credenti”, oltre che dai nemici della fede – e oggi già lo sono sempre di più, con oltraggi a crocifissi, statue della Madonna spezzate, comportamenti indecorosi di sfida aperta a Cristo, incendi di Cattedrali e chiese – e ben di più di quando vengono allestite per pranzi, dormitori e comizi. Qualcosa di grave è successo già anche nella basilica di san Pietro in Vaticano. Le visioni profetiche avute in sogno da Bruno Cornacchiola, alle quali lo stesso Pio XII prestò seria attenzione, suggeriscono di aspettarsi anche di peggio! Oltre a quanto rivelato a Fatima, la Salette, ecc., sul futuro nella Chiesa.
Le ragioni della possibile non validità delle celebrazioni potrebbero essere prima o poi molteplici.

1) La “materia” con cui viene celebrato il Sacramento dell’Eucaristia potrebbe risultare per lo meno dubbia, almeno quanto al pane che, un po’ alla volta, magari ad experiementum, potrebbe (il condizionale è d’obbligo per ora e ci auguriamo che rimanga tale!) anche non essere più pane di frumento. L’introduzione di una materia più comune in certi luoghi, diversa dal pane di frumento (già si era parlato tempo fa della yucca per l’America Latina, e magari del riso in estremo Oriente), farebbe sì che esso non venisse celebrato come Cristo l’ha istituito nell’Ultima Cena e, quindi divenisse un’altra cosa. Magari anche il vino potrebbe essere sostituito con una bevanda più disponibile in certi luoghi. E se viene meno la materia, elemento essenziale, il Sacramento viene meno e la Messa non è più la Messa. E allora si deve dire che «la Messa è finita», perché non c’è stata nessuna consacrazione valida!

2) Anche per quanto riguarda la “forma”, se venisse alterata arbitrariamente, adattata, dal celebrante che presiede il rito, con parole che paiono più adatte e comprensibili (!) – come si è già fatto con il Padre Nostro – verrebbe meno un altro elemento essenziale per la validità del Sacramento. Il fatto è che pare essere già successo da alcune parti. Le ambiguità lasciano spazio pure a questo. Certo che se noi diventassimo i presunti “successori di Cristo” potremmo anche rischiare di presumere di fare meglio di Lui. Ma perderemmo la Salvezza eterna, perché quella non siamo capaci di farcela in casa da soli, al Suo posto. Ma ce n’è ancora bisogno della Salvezza,, dal momento che non esiste più il peccato (originale o attuale che sia), e se anche esistesse andrebbe obbligatoriamente perdonato senza alcun pentimento e conversione di chi lo ha commesso?

3) Ma spingiamoci ancora più in là nell’immaginare il peggio. Il “ministro” che celebra il culto, d’ora in poi, potrebbe anche non essere un ministro validamente ordinato (vescovo e presbitero). Ormai la Messa la “dicono” da diverse parti, i laici uomini o donne (o altro…) poco importa, basta che indossino dei paramenti liturgici (magari anche modernamente brutti…). Con la carenza di preti bisogna arrangiarsi! Peccato che, non essendo presbiteri, non abbiano ricevuto alcun potere d’Ordine per poterlo fare validamente.

4) Allora non ci sarebbe neppure bisogno di istituirlo il “sacerdozio femminile”, perché sarebbe già la prassi a renderlo “normale”. E nemmeno di autorizzare i preti a sposarsi, e a divorziare, riaccoppiandosi poi in qualche modo con una o più “entità indefinite”.
Ma con queste disposizioni che comprometterebbero il Sacramento dell’Ordine e quello dell’Eucaristia, ci si arrogherebbe il diritto di fare ciò che Cristo non ha fatto, presumendo di potersi sostituire a Lui, sentendosi in qualche modo i Suoi “successori” e, come tali, autorizzati ad abrogare le regole che Egli ha istituito sostituendole con altre a proprio arbitrio, presentandole come illuminazione dello Spirito Santo (?).
Il risultato di tutto questo, se mai si dovesse realizzare (!), sarebbe che i fedeli, accostandosi per ricevere la santa Comunione, il Corpo reale di Cristo, vero Dio e vero uomo, rischierebbero di non sapere più che cosa vanno a ricevere, non solo per la loro non conoscenza della dottrina (che è già abissale perché nessuno li ha più istruiti come si doveva), ma soprattutto per la dubbia validità sacramentale oggettiva della celebrazione. In molti casi non lo riceverebbero, ma consumerebbero un semplice pezzetto di ostia non consacrata (o di altro ancora), non transustanziata. Essi verrebbero illusi, ingannati dal “presunto ministro” che celebra il rito fasullo. E in taluni casi, partecipando consapevolmente a tale “commedia” se ne renderebbero anche volontariamente complici.

5) Un sacerdote, validamente ordinato, che celebrasse in questa situazione incomincerebbe a non essere più del tutto certo di ciò che si trova nel tabernacolo, perché il “sacerdote” (o presunto tale) che lo ha preceduto potrebbe non aver detto una Messa valida, con la conseguenza di non aver riposto nel tabernacolo il Corpo di Cristo, ma delle ostie non consacrate che si verrebbero a mescolare con quelle validamente consacrate. Che profanazione, che disastro! Ma tanto se si insegna che quello che conta non è la “presenza reale” alla quale non credono più in molti, ma la solidarietà tra i “fratelli” (“Fratelli tutti”. Ma non è la Massoneria la paladina della “fratellanza universale”?), il volersi bene attorno all’altare, che cosa c’è da meravigliarsi? Tanto un dio vale l’altro. Gesù lo si cerca ormai solo nei poveri e non più nell’Eucaristia.

6) Se poi, in futuro, si dovesse arrivare ad avere addirittura – Dio non voglia – dei “vescovi” (uomini o donne, o “altro”, come accade da tempo in talune comunità non cattoliche) non validamente ordinati si verrebbe a compromettere, anche nella Chiesa cattolica, la continuità della successione apostolica. E allora si dovrebbe dire non solo «la Messa è finita, andate in pace!», ma addirittura «la Chiesa è “finita”, andate in pace!».

Dobbiamo aspettarci qualcosa di simile come esito del sinodo sulla sinodalità? Ma i piani del Cielo potrebbero anche riservarci delle sorprese, tali che il sinodo non si potrà fare… E poi, si dirà, che un tale disastro è troppo, perché contraddice la promessa di Gesù «le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16,18). Le virgolette che racchiudono la parola “finita” sono state messe, nel titolo, proprio ad indicare che la Chiesa, nella sua totalità, non può essere finita, ma sembra talvolta proprio essere “finita”, o quasi, nella sua “visibilità terrena”, e potrebbe essere destinata ad estinguersi del tutto dopo la morte dell’ultimo Vescovo validamente ordinato. Destinata a morire in croce come il Suo Fondatore. Ma neanche in questo caso paradossale la Chiesa sarebbe veramente finita, perché essa si compone di tre livelli: oltre la Chiesa “militante” (quella terrena visibile) che potrebbe, al limite estremo, anche essere distrutta dagli uomini (?!), nessuno potrebbe distruggere né la Chiesa “trionfante” (in Paradiso), né quella “purgante” (in Purgatorio), perché queste sono già risorte, come Cristo è risorto. Ma resterà comunque anche qui un resto, quasi invisibile, se le porte degli inferi non potranno prevalere del tutto. Non dobbiamo neppure pensare che il Signore permetta che scompaia la Chiesa nella sua realtà terrena, anche quando la sua visibilità fosse compromessa come lo è oggi e, peggio ancora come potrebbe essere domani.
Anche se alcune parole del Signore lasciano intendere che qualcosa di simile possa accadere: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). Troverà uno scheletro, un’istituzione ecclesiastica senza la fede? Almeno qualche Vescovo, qualche prete, qualche diacono e qualche fedele che ha la fede cristiana cattolica potranno esserci rimasti… Si direbbe di sì, dal momento che il Signore stesso dice: «Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli» (Lc 12,37).
Domandiamo la grazia di poter essere tra questi, se il Signore non ci chiamerà, prima di quel giorno, a raggiungerlo. Come ebbe ad anticipare profeticamente l’allora sacerdote Joseph Ratzinger nel 1969: «Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. […] Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell’esperienza e sperimenterà di nuovo i Sacramenti come servizio divino e non come un problema di struttura liturgica».
Intanto cerchiamo di fare qualcosa di concreto – senza la presunzione di salvare più di ciò che solo Cristo ha già salvato – che sia utile e formativo per impedirci di annegare a causa delle falle che si sono aperte nella nave e per metterci in condizione di ripararla, piuttosto che limitarci dare la caccia ai presunti colpevoli del passato. Riprendiamo in mano almeno il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, per assimilarne il contenuto, preghiamo e domandiamo insistentemente alla Vergine Maria che giunga presto il trionfo del suo Cuore Immacolato che apre la strada al trionfo visibile del Cuore di Cristo. E manteniamo la serenità cristiana nel profondo dell’anima, perché, Cristo ha già vinto!

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