Giovanni Giuffrida
Vitium Consensus? Confusione su confusione
Viviamo certamente in un periodo molto strano, nel quale la confusione pervade ogni aspetto della vita sociale. Ma se coloro che dovrebbero dare punti fermi contribuiscono a disorientare i fedeli, il problema viene sicuramente aggravato. Lo stesso Pontefice attuale, invece di confermarci nella fede e rassicurarci, a volte con le sue dichiarazioni contribuisce ad aumentare la confusione, per esempio attraverso le risposte non chiare ai “dubia” espressi dai cinque cardinali.
A volte, Papa Francesco ha persino esaltato il dubbio e l’inquietudine quale situazione in cui deve vivere il credente durante la sua vita spirituale.
A contribuire a tale stato di confusione, si rende protagonista anche Mons. Carlo Maria Viganò, il quale pur rigettando l’ipotesi del giornalista Andrea Cionci divulgata attraverso il suo “best seller” dal titolo inquietante “Il codice Ratzinger”, mette in campo un’altra ipotesi, anch’essa molto discutibile, se non improbabile.
Mons. Viganò, in un suo intervento nella conferenza di Pittsburgh datata 1° ottobre 2023, afferma che l’elezione di papa Bergoglio sarebbe affetta da nullità, perché egli eserciterebbe il suo ruolo di Papa in contrasto con quanto il diritto canonico gli attribuirebbe nello specifico.
Nel suo intervento, Mons. Viganò afferma che non avrebbe pregio la tesi del consenso unanime a favore di Papa Francesco di tutti gli attuali cardinali, poichè tale argomento sarebbe smentito da un precedente storico avvenuto nel 1378: in quella circostanza, il consenso unanime dei cardinali era a favore dell’antipapa Clemente VII e, tra questi, vi era anche san Vincenzo Ferrieri, mentre il vero papa era Urbano VI.
Il prelato a sostegno della sua ipotesi propone due argomenti:
1 – le dichiarazioni del Cardinale Edgar MacCarrick, il quale in un’intervista dell’11 ottobre 2013 presso la “Villanova University” affermava che papa Francesco sarebbe stato voluto dalla “deep church” e da un “very influencer gentiluomo italiano” e che con Bergoglio il papato sarebbe cambiato nel giro di quattro anni.
2 – dal comportamento del papa e nell’attuazione della sua politica ecclesiastica, il Pontefice sarebbe incorso in numerose eresie, che di fatto riuscirebbero ad evidenziare la reale volontà del medesimo di non volere esercitare il suo ruolo di Pontefice in conformità con la dottrina cattolica, secondo il suo contenuto bimillenario e la sua tradizione.
Traendo spunto dall’analogia con il matrimonio, che può essere dichiarato nullo per vizio del consenso, se chi accetta di sposarsi non intenda assumersi i doveri previsti dalle leggi canoniche e dalla dottrina della Chiesa (per esempio la mancata accettazione della volontà procreare), secondo mons. Viganò alcuni comportamenti dell’attuale Pontefice non sarebbero conformi al ruolo che il diritto canonico, le sacre scritture e la tradizione attribuiscono al papa. Per tale ragione, al momento dell’accettazione dell’elezione papale, il consenso sarebbe viziato sin dall’inizio da riserva mentale, desumibile dai “facta concludentia”, ovvero dal comportamento successivo del Papa.
Esaminando il primo punto, secondo mons. Viganò, il piano eversivo di papa Francesco sarebbe stato dettato da una consorteria denominata “Deep Church” in accordo col “Deep State” o oligarchia finanziaria, che avrebbe preso il potere nella Chiesa e nel mondo distruggendo le democrazie.
Il piano della “deep church” prevederebbe: la gestione della chiesa in modo sinodale, l’accettazione dell’immigrazionismo, la sostituzione etnica della popolazione cattolica, l’accettazione della teoria “gender”, le benedizioni delle coppie “LGBT”, la comunione ai divorziati risposati, l’accettazione di un nuovo comandamento sulla difesa dell’ambiente. Ne consegue che la Chiesa attuale dovrebbe condannare quella preconciliare e qualsiasi forma di ricorso alla tradizione.
Per quanto attiene al primo punto le argomentazioni di Viganò appaiono veramente inconsistenti, poiché egli non può considerare una prova le opinioni del cardinale McCarrick quando espone delle previsioni su Papa Francesco che cambierà il papato nel giro di 4 anni.
Oltre all’inconsistenza sul piano del diritto, poiché in ogni caso le dichiarazioni del cardinale McCarrick dovevano essere confermate all’interno di un processo, soprattutto le dichiarazioni del cardinale consistono in previsioni, intuizioni od opinioni.
Così pure il riferimento al “deep church” e all’esistenza del very influencer gentiluomo italiano, che si deve considerare una semplice illazione molto generica e senza il minimo fondamento probatorio.
La dichiarazione di un testimone può diventare prova solo quando questi esponga di fatti che egli abbia visto o sentito in modo diretto. Tali fatti peraltro per considerarsi prove dovrebbero essere confermati in un regolare processo.
2 – Più articolata è la seconda questione riguardante il vizio del consenso di Papa Francesco al momento dell’accettazione del suo incarico papale, il quale dovrebbe essere esercitato in modo conforme alle previsioni del diritto canonico, della Bibbia e della tradizione della Chiesa.
Secondo mons. Viganò, il consenso manifestato da Papa Francesco al momento dell’accettazione dell’incarico sarebbe stato viziato “ab origine”, poiché il Pontefice appena eletto avrebbe taciuto su una sua riserva mentale, che consisteva nel non aver voluto accettare l’incarico papale in modo conforme alle leggi della Chiesa.
Pure tale argomentazione appare poco fondata, poiché la riserva mentale del Papa andrebbe provata soprattutto attraverso la confessione diretta, oppure per mezzo di testimoni diretti o documenti.
La seconda prova, che mette in campo Viganò, possiede i connotati di una maggiore consistenza: ovverosia dal comportamento dell’attuale Pontefice, durante il suo governo, emergerebbe una condotta eretica, non conforme ai dettami millenari della Chiesa cattolica, che lascerebbe emergere la sua riserva mentale al momento dell’accettazione.
Sebbene tale possibilità, in diritto canonico appaia astrattamente possibile secondo l’opinione di qualche autore e della giurisprudenza rotale (J.J, Garcia Failde, Simulatio totalis matrimonii canonici et metus, in Periodica, 1983, p. 251), tale dottrina nondimeno sarebbe fortemente criticata poiché rischierebbe di essere arbitraria e, nondimeno, per accertare un fatto occorrerebbe che le presunzioni ex can. 1584-86 fossero sottoposte a severi limiti. Le presunzioni per diventare prove di fatti devono presentare i caratteri di essere: precisa ed urgentes, certa, determinatam e coerenthia, concordantia, evidentia et connexa. In realtà, esaminando le singole argomentazioni riportate da Mons. Viganò, per dimostrare le eresie del Papa attuale, non ci appare che esse abbiamo tali requisiti previsti dal diritto canonico, poichè sono molto generiche, non precise, non concordanti.
L’attuale Papa, nonostante alcune affermazioni e scritti dove ci lascino perplessi sulla sua ortodossia, sembrerebbe che, almeno in via di principio, non abbia voluto cambiare il “depositum fidei”, anche se, nella prassi, in realtà, abbia lasciato dei varchi, prevedendo alcune eccezioni, che potrebbero cambiare la dottrina, trasferendo la responsabilità ai parroci, come nel caso, per es., della esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, allorché permette la comunione ai divorziati risposati, dopo un “discernimento” della situazione da parte del parroco. Un altro permesso concesso da papa Francesco sembra quello riconosciuto alla Conferenza episcopale belga, in base al quale, in caso di raggiunta maggioranza, i vescovi belgi possono benedire le coppie omosessuali, sebbene, ultimamente, per mezzo del cardinale Parolin, Papa Francesco sarebbe tornato sui suoi passi riaffermando la dottrina di sempre in materia di sacerdozio femminile e in materia di omosessualità.
Come è facile notare le contraddizioni delle dichiarazioni del Papa non permettono di raggiungere il requisito della concordanza, precisione, coerentia, necessari per considerare la presunzione una prova idonea per provare la riserva mentale di Papa Bergoglio.
Ma se tale argomento può avere maggior consistenza dal punto di vista logico-giuridico specie sulla nullità del matrimonio, sulla nostra questione occorre tenere conto del can. 1442, che può considerarsi come pietra tombale sul tema: tale canone afferma che il Papa sarebbe giudice supremo e nessuna autorità sarebbe superiore a lui per poterlo giudicare.
Spesso chi non è d’accordo sull’operato di Papa Francesco mette in campo argomentazioni inconsistenti per cercare di trovare soluzioni facili o scorciatoie, al fine di uscire fuori dalla confusione, ma Gesù ci ha insegnato che solo entrando dalla porta stretta arriviamo a Lui.
In considerazione dello scarso fondamento in diritto e in fatto delle argomentazioni di Mons. Viganò, le affermazioni del prelato invece di aiutare ad eliminare i dubbi, aggiungono confusione su confusione tra i fedeli, i quali chiedono stabilità, di essere confermati e rassicurati nella fede. Allo scopo la Provvidenza ci ha lasciato la Sacra scrittura, la Tradizione e tanti santi pastori ancora presenti all’interno della Chiesa.