Il Pensiero Cattolico

10 Marzo 2025

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Mario Mascia

Società tecnocratica: tendenze di un mondo anticristiano

Una accurata visione sulla realtà attuale rivela una tendenza allarmante sullo sviluppo di una società tecnocratica indice di un progresso ed una esaltazione inconsueta della scienza e della tecnologia, tendente a indebolire la consistenza etica e spirituale della civiltà umana.

La propensione al mancato riconoscimento di Dio causa e fine di qualunque realtà esprime i tratti di un modello anticristiano, teso a rendere la persona un ingranaggio meccanicistico produttivo. Questa tendenza tecnocratica non è un carattere prevalente della modernità, seppure in questo tempo appare quasi invadente. Il sociologo Jacques Ellul considera il “sistema tecnico” come una struttura che divora la dimensione umana, trasformando la cultura in un insieme di processi standardizzati.
Attualmente è riscontrabile una espansione capillare del processo tecnologico: evidente nella robotizzazione di fabbriche, intelligenza artificiale o algoritmi che guidano i mercati finanziari, oltre a un controllo sociale accentuato e l’emergere di una “prassi di calcolo” che vuol mettere in secondo ordine la coscienza e la libertà individuale.
A tal proposito viene citato quanto il filosofo e saggista israeliano Yuval Noah Harari ha evidenziato che l’abbondanza di dati raccolti e le potenzialità dell’analisi predittiva può orientare preferenze scelte, così da determinare una società in cui l’essere umano è sempre più influenzato da processi digitali e automatizzati. Andando oltre ad una analisi sociologica il magistero della Chiesa ha denunciato i pericoli di un modello tecnocratico come evidenziato in “Laudato si” di Papa Francesco. La critica non è rivolta a screditare la tecnologia ma mettere in luce la distorsione che avviene quando la scienza risulta fine a sé stessa, inducendo la persona a logiche di efficientismo e controllo.
Gli studi psicologici e sociologici pongono in risalto che un abuso di strumenti digitali può causare l’isolamento, l’iperconnessione e un progressivo distacco dai valori trascendenti. Sotto il profilo dell’etica, il dramma viene evidenziato nel tentativo di sostituire l’uomo, concepito quale essere razionale con l’uomo costruito, secondo la logica del transumanesimo.
In alcuni settori di ricerca si prospetta la fusione tra biologia e tecnologia mirante a elevare il potenziale dell’essere umano e superarne i limiti. Se da un lato questa possibilità pone interrogativi allettanti, dall’altro espone il rischio verso la post-umanità svincolata dal progetto Divino.
A tal proposito Wesley J. Smith esperto in bioetica prospetta una nuova religione secolare, in cui l’uomo di fa dio di sé stesso col pretesto arrogante di auto-progettarsi in maniera illimitata, rimuovendo la dimensione dell’anima e relativizzando la legge morale naturale.
Pertanto, alcuni osservatori cattolici e laici, come il filosofo della scienza Evandro Agazzi, pongono in rilevo l’imprescindibile esigenza di un controllo etico sui mezzi tecnici, in base al quale va rimarcato la funzione positiva di una “scienza con coscienza”. Diversamente la scienza rischia di divenire uno scientismo così da ridurre la realtà solamente verificabile in laboratorio evitando ogni prospettiva trascendente. In questo contesto il messaggio cristiano diventa scomodo perché conferma che la ragione non è onnipotente e che ogni forma di progresso deve essere indirizzato al bene comune, salvaguardando la dignità della persona. La modernità priva di valori certi può giungere a una deriva, in cui la tecnologia viene configurata come idolo.
La diffusa digitalizzazione dei servizi si orienta verso sistemi di riconoscimento biometrico, sorveglianza massiva e intensi controlli con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e la sicurezza. Alcuni scienziati e ricercatori di prestigiose università (come MIT e Stanford) mettono in guardia sulla deriva di un uso eccessivo dell’intelligenza artificiale e di una enormità di dati, che renderebbe irrisoria la privacy e sminuire la libertà d’iniziativa.
La conseguenza di questa abnorme invasione procura un crescente appiattimento dei valori tradizionali e un vanificare i principi cristiani della sussidiarietà: in una società in cui imperversa un controllo capillare, si sminuisce la sfera del privato e la responsabilità personale, a favore di un controllo centralizzato o di oligarchie economicodigitali. Un tale modello di mondo, che degrada la dimensione spirituale e ridimensiona il senso del sacro, viene configurato come fondamentalmente anticristiano. In senso dottrinale la persona viene creata a immagine di Dio quale perno intorno al quale ruotano le strutture sociali. Per contro, la logica tecnocratica volge a strumentalizzare la persona, riducendone la libertà a semplice scelta di consumo, e il suo valore viene stimato in termini di utilità immediata, produttività o rispetto delle regole imposte.
La citazione del vangelo secondo Giovanni, (Gv 8,32) “la verità vi farà liberi”, riecheggia quale monito rivolto a colui che rischia di dimenticare che la vera libertà scaturisce dal riconoscere la Verità in Cristo, e che ogni innovazione, per essere autenticamente umana, deve rispettare la “legge di Dio scolpita nel cuore” (Rm 2,15). Considerando queste prospettive, è quanto mai urgente un rinnovamento culturale, che riprenda il primato della persona e del suo destino eterno, senza rifiutare i frutti positivi della scienza.
Diversi studi cattolici – (tra cui il teologo Antonio Livi e il filosofo Rémi Brague) – richiedono di ridefinire il concetto di progresso, richiamando che la vera grandezza della civiltà non consiste nella elaborazione di mezzi tecnologici potenti, ma nel saper orientare ogni scoperta al bene dell’uomo. Una visione equilibrata suggerisce la necessità di un accordo tra scienza e fede, poiché solo un orientamento rispettoso della natura dell’uomo aperto al Trascendente può evitare di regredire in forme di neopaganesimo scientifico.
Accertato che non bisogna esecrare la tecnologia, è necessario vigilare sui suoi abusi, soprattutto in un mondo in cui lo sviluppo dei processi innovativi può sfuggire a ogni controllo. La pretesa di imparzialità e autosufficienza della tecnocrazia è rivolta a scontrarsi con l’inquietudine del cuore umano, che anela e richiede un senso più alto.
A tal punto, la Chiesa, con la sua tradizione di sapienza e dottrina sociale, è tenuta a denunciare gli aspetti devastanti di questo modello e di prospettare un profondo percorso nella fede, nella carità e nella dignità irrinunciabile di ogni uomo. Il presupposto di un mondo in rapida trasformazione rischia di demolire l’eredità cristiana in una marea di dati e algoritmi, la certezza della risposta resta nella missione di riconoscere il primato di Dio e la verità dell’uomo, contro ogni tentazione di ridurlo a un semplice prodotto della tecnica. Nella sfida attuale risiede l’occasione della testimonianza: proclamare la centralità di Cristo e del Vangelo come criteri supremi per un autentico sviluppo dell’umanità.

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